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Perché possiamo ancora ammirare l’opera di filosofi razzisti e sessisti

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A cura di @Quantus.

L’Indiscreto pubblica una traduzione italiana di un articolo comparso su Aeon, in cui lo scrittore britannico Julian Baggini spiega i problemi che sorgono liquidando in modo affrettato i grandi pensatori del passato per le loro idee razziste e sessiste.

Ammirare i grandi pensatori del passato è diventato moralmente pericoloso. Lodate Immanuel Kant e vi potrebbero ricordare che credeva che “l’umanità raggiunge la sua massima perfezione nella razza bianca” o che “gli indiani hanno poco talento”. Ammirate Aristotele e dovrete spiegare come un uomo così saggio potesse pensare che “il maschio è per natura superiore alla femmina, il maschio è portato a comandare e la femmina a obbedire”. Scrivete un elogio a David Hume, come ho fatto recentemente, e sarete attaccati per aver cantato le lodi di qualcuno che nel 1753-54 scrisse: “Sono incline a sospettare che i negri, e in generale tutte le altre specie di uomini… siano naturalmente inferiori ai bianchi”.

Immagine da Wikimedia.


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