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Theresa May ha l’«ex factor», Tony Blair no

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Questo non è un numero qualsiasi della newsletter Fumo di Londra. E non soltanto perché esce di martedì (e non di giovedì) in modo tale da potervi fare i miei migliori auguri di buon Natale e di felice anno nuovo. Questo è un tributo.

Un tributo a una donna che in qualche modo, e senza che lei lo sappia (a meno che non ricordi di aver firmato una copia del libro che io e Stefano Basilico le abbiamo dedicato, ma onestamente dubito), ha dato un contributo significativo alla mia carriera giornalistica.

Il volume si intitola Lady Brexit (se non l’avete ancora letto potete acquistarlo su Amazon sia in formato e-book sia cartaceo) e lei è Theresa May. Chiariamo subito le cose: non ci abbiamo preso. Nel senso che eravamo convinti che avrebbe lasciato la guida del Regno Unito soltanto una volta portata a termine almeno la prima fase della Brexit. Ma così non è stato. Si è sacrificata in estate, ha lasciato a Boris Johnson la guida del Partito conservatore e del governo di Sua Maestà. Dando a lui la possibilità di completare (mancano ormai davvero pochissimi passaggi) l’uscita del primo Paese dall’Unione europea, che avverrà a fine gennaio.

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