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Topografia della paura

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Sul Tascabile si racconta la difficile situazione di Città del Guatemala.

Provate a immaginare una città in cui il concetto di spazio pubblico è ormai del tutto scomparso. Un luogo in cui viene consigliato di non prendere l’autobus, perché il rischio di essere coinvolti in un assalto o una rapina è troppo alto. Una città in cui le auto hanno tutti i vetri oscurati in modo da nascondere, e quindi proteggere, chi è all’interno. Dove le farmacie sono sportelli drive-in blindati e dove bar, ristoranti e discoteche – quando non racchiusi all’interno di centri commerciali – sono presidiati da servizi di vigilanza armata. Immaginate, insomma, una città in cui insicurezza e paura hanno ridisegnato lo spazio urbano e le sue modalità di utilizzo.

Un posto così esiste ed è Città del Guatemala, Guate: la metropoli più grande, popolosa, moderna e contraddittoria del Centroamerica, che con i suoi 6 milioni di abitanti ospita quasi il 30 per cento dell’intera popolazione nazionale. Con un tasso di omicidi che rasenta i 60 per centomila abitanti all’anno, l’area metropolitana di Guate domina la classifica delle capitali più pericolose al mondo. A fatica, tenta di scrollarsi di dosso il lascito di una sanguinosa guerra civile durata ben 36 anni, confrontandosi quotidianamente con la violenza delle maras e con una corruzione dilagante negli apparati burocratici e amministrativi.

Immagine da Wikimedia Commons


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