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Un’intervista a Enrico Letta: Lavoro, giustizia sociale, diritti delle donne.

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Su Left, l’intervista a cura di Leonardo Filippi al segretario del Partito Democratico Enrico Letta.

L.F. — Rispetto al Jobs act, sulle nostre pagine Susanna Camusso ne ha invocato l’abolizione, mentre Cesare Damiano ha ricordato che il Pd deve riconquistare la fiducia dei lavoratori. Lei al Manifesto ha detto di voler di superare il Jobs act «sul modello di quanto fatto in Spagna contro il precariato». In che modo intendete procedere concretamente?

E.L. — Innanzitutto, il Jobs act è stato già oggetto di revisione da parte della Corte costituzionale con sentenze in favore dei lavoratori, contro i licenziamenti. Ora si tratta di applicare le indicazioni della Corte stessa sull’Articolo 18 e andare avanti in una logica di forte sostegno al lavoro stabile, come hanno fatto in Spagna. Non c’è un motivo al mondo per non cambiare se non l’ossessione di Renzi e Maria Elena Boschi per i feticci della loro nouvelle vague a Palazzo Chigi. Bisogna voltare pagina, avere il coraggio di dire dove abbiamo sbagliato e ricominciare a fare politiche di sinistra sul lavoro, senza paura di entrare nei luoghi del conflitto. Noi vogliamo incentivare il contratto a tempo indeterminato attraverso un massiccio taglio ai contributi a carico del datore del lavoro. E comunque il lavoro stabile deve diventare più conveniente e quindi di nuovo centrale nel mondo del lavoro. Come si può anche solo progettare il proprio futuro se le prospettive di stabilità sono a tre o sei mesi? Come si può pensare di metter su casa o famiglia senza un minimo di protezione e sicurezza?

 

 


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