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“che sol se stesso e null’altro somiglia” – Vicino Orsini e il Bosco di Bomarzo

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A cura di @Alan Cowan.

Nella seconda metà del cinquecento a Bomarzo (VT) un personaggio singolare dà vita a un parco ancora più singolare, diversissimo dai giardini razionalisti dei suoi contemporanei. Questa è la sua storia:

Nel panorama dei giardini tardorinascimentali di metà cinquecento, il Sacro Bosco di Bomarzo occupa una posizione contemporaneamente eccentrica ed esemplare. L’apparente contraddizione si nutre del suo essere un unicum che sposta il limite dell’artificio molto più in là di quanto avessero osato fare i suoi contemporanei (e lo fa, paradossalmente, rinunciando all’artificio per eccellenza cioè l’addomesticamento geometrico del paesaggio) nello stesso momento in cui raffigura e rende tangibile uno dei nuclei dell’estetica manierista, forse il più intimo e affascinante, cioè quel ripiegamento super-intellettuale nella dimensione radicalmente anticlassica del bizzarro, del contorto e del melanconico.

Immagine di @Alan Cowan.


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