In preparazione al liveblog che segue il referendum in Grecia, raccogliamo idee, post e commenti sulla situazione nella culla della democrazia (sì, no… in effetti forse no: @Emilio e @Arsenios), con molti link e parole. Un post da integrare con i vostri commenti.
Lo scorso 10 maggio il Post proponeva uno dei suoi articoli riassuntivi sul tema – ne ha pubblicati molti in questi giorni – spiegando quali fossero i risultati ottenuti da Tsipras e i suoi nei mesi passati al governo, e paventando la situazione che pare essersi creata ad oggi: la Grecia avrebbe avuto soldi a sufficienza per pagare debiti fino a giugno. Uno dei commenti (di @Ander Elessedil) citava un articolo da greekreporter.com molto poco tenero con Syriza, con un copia-incolla puntuale:
Our government is asking for more money from Europe, while at home they refer to European country leaders as loan sharks. At the same time they promise to spend more in Greece: in rehiring public servants, in securing early pensions, in reopening the national broadcaster, in maintaining state organizations that lose money.
Due settimane dopo ancora il Post riportava le parole del ministro degli Interni greco, titolando con un quasi affermativo “La Grecia ha finito i soldi?”. Nikos Voutsis aveva detto alla televisione Mega, a riguardo del prestito del Fondo Monetario Internazionale (1,6 miliardi di euro da restituire entro la fine di giugno): “Questo denaro non sarà versato, perché non c’è”. @Iuno diceva di una smentita del governo greco, @obiettivamente si faceva una domanda sul possibile status di rifugiati dei greci in caso di default, @Massimo011 proponeva una visione alternativa della situazione e in molti la contestavano: una dinamica che si è ripetuta in questi giorni.
Il 10 giugno una prima bocciatura da parte della UE delle proposte greche per un nuovo prestito internazionale faceva presagire il precipitare della situazione:
Le trattative tra la Grecia e creditori internazionali sono da mesi molto complicate. Il governo di Alexis Tsipras avrebbe dovuto pagare venerdì 5 giugno una rata da 300 milioni di euro al Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma aveva fatto sapere di voler accorpare in un’unica rata i quattro pagamenti previsti, per un totale di 1,6 miliardi di euro, che verserà entro il 30 giugno. La Grecia è in difficoltà, in attesa dell’erogazione dei 7,2 miliardi di prolungamento di aiuti già concessi lo scorso febbraio dall’Eurogruppo: i creditori internazionali chiedono austerità e riforme in cambio dell’erogazione ed è su questo punto che non si riesce a trovare un accordo.
Anche NoiseFromAmerika, citato da @uqbal, discuteva la situazione mettendo sul tavolo i ruoli di FMI e Unione nella gestione della situazione:
Il Fondo Monetario Internazionale e gli altri organismi internazionali (la Troika, appunto) agiscono come creditori, salvaguardando i propri interessi a scapito di quelli dei debitori, o piuttosto come istituzioni di politica economica che hanno invece a cuore anche il benessere del paese debitore? Sulla carta siamo nel secondo caso, ma la situazione è poco chiara e trasparente, e in questa mancanza di chiarezza e trasparenza stanno molti dei problemi e delle incomprensioni cui stiamo assistendo nel caso della Grecia. Questa situazione permette ad esempio al debitore di insinuare che il creditore si comporti in modo inappropriato e permette al creditore di atteggiarsi a giudice sopra le parti pronto a condannare il debitore nel tribunale dell’opinione pubblica internazionale.
E Alessandro Guerani veniva citato da @floris assieme al suo specchietto riassuntivo di proposte contrapposte.
Sette giorni e la situazione si delineava meglio: “La Grecia rischia di non poter ripagare i debiti”, titolava il Post. @Yoghi parlava di scenario allargato all’Unione (con una correzione di @Lowresolution sull’ammontare del debito greco: 320 miliardi).
Il 25 giugno una [BREAKING] di hookii faceva partire un liveblog curato da @Jules: le cose volgevano al peggio, e gli incontri tra i principali capi di Stato a latere di quelli per la gestione dei flussi migratori si intensificavano.
Poco dopo Alexis Tsipras, messo alle strette dai creditori, annunciava un referendum per permettere ai greci di decidere sulla proposta di accordo dei creditori stessi. @Lemkin proponeva un’analisi di quest’ultima evoluzione:
E’ un modo elegante per scaricare il barile, ed è figlio delle irrealizzabili ed irresponsabili promesse fatte in campagna elettorale. Insomma, prima si è proposto che si sarebbe rimasti nell’euro senza “austerity”, ora che si è accorto che non è che gli altri Paesi facciano a gara per dargli soldi senza garanzie in cambio chiede l’aiuto del pubblico.
Al contempo, è l’estremo tentativo di mettere pressione sull’Europa, dicendole “prova a darci qualcosa in più, perché non tratti più con me, ma devi convincere i greci”, e la cosa è inevitabilmente più difficile.
C’era il tempo per parlare delle due varianti della lingua greca grazie ad @Arsenios (anche questo è il bello di hookii!) e per citare Alberto Annicchiarico sulle ormai mitiche pensioni (segnalato anche da @GULLIVER65).
Il discorso di Tsipras, riportato da @Gio, è nel link di questo tweet.
Qui lo statement conclusivo dell’Eurogruppo senza la Grecia (grazie a @Jules); @Andreas e @Jules qui parlano dell’esclusione di Varoufakis dalla seconda riunione per stilare il documento.
Il presente della situazione greca
Cambiamo il tempo verbale di questo resoconto per descrivere gli ultimi eventi che portano al referendum.
In un’altra [BREAKING] di hookii si parla del default tecnico della penisola ellenica e dell’assenza del discorso europeo nella diatriba tra stati (lo fanno @lara, @Socrates e @moni). @Yoghi propone una FAQ tra il serio e il faceto, @Gio una nota sulla conferenza stampa di Matteo Renzi con Angela Merkel. @Lemkin, invece, chiama in causa i Socialisti Europei, secondo molti grandi assenti nella discussione, e ancora @Gio riporta vari stralci del dibattito nel parlamento tedesco.
Lo scorso 2 luglio l’FMI ha pubblicato un rapporto sulla sostenibilità del debito greco che “dà ragione” al governo greco sulla necessità di una ristrutturazione del debito, questione posta da Tsipras fin dall’inizio dei negoziati e mai presa in considerazione, e probabilmente una delle principali motivazioni di rottura del negoziato. Reuters parla in un articolo in esclusiva dei tentativi dei governi europei di posticiparne l’uscita in contrasto con gli USA, così come probabili lotte interne al FMI (anche su Il Manifesto).
Le banche sono state chiuse per sei giorni (dovrebbero riaprire lunedì) e dai bancomat è possibile prelevare solo 60€ al giorno. Di questo, e delle difficoltà di vivere in Grecia senza contanti, parla questo post. Nel frattempo un crowdfunding di sostegno sembra non risolverà i problemi dei greci, nonostante il successo riscosso, e noi aspettiamo il 5 luglio. Già domani.
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