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Il fenomeno della detransizione

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L’articolo “Detransition Facts and Statistics 2022: Exploding the Myths Around Detransitioning” pubblicato su GenderGP discute la questione della detransition, ovvero il processo attraverso cui una persona transgender decide di tornare al genere che gli è stato assegnato alla nascita.

L’articolo presenta alcuni dati sul fenomeno della detransition, sottolineando che si tratta di un evento raro. Secondo le stime dell’American Medical Association, meno del 1% delle persone che si sottopongono a terapie ormonali per il cambio di sesso decideranno di detransitionare.

L’articolo affronta anche il dibattito attorno alla detransition, in particolare la preoccupazione che alcuni soggetti possano sentirsi spinti verso la transizione a causa di pressioni sociali o culturali. Tuttavia, l’articolo sottolinea che molte persone trans hanno dovuto superare numerose difficoltà e pregiudizi per poter intraprendere il proprio percorso di transizione, e che la decisione di detransitionare è altrettanto personale e difficile.

Infine, l’articolo parla anche dei pesci, in particolare della capacità dei pesci di cambiare sesso in risposta alle condizioni ambientali. Questo viene presentato come un esempio di come il genere sia una costruzione sociale e biologica complessa, che può essere influenzata da molti fattori diversi.

L’articolo “Detransition: a Real and Growing Phenomenon” pubblicato su SEGM (Society for Evidence-based Gender Medicine) riporta i risultati di una ricerca condotta su un campione di persone che avevano intrapreso un percorso di transizione di genere e poi avevano deciso di detransitionare.

La ricerca ha coinvolto 871 detransitioners e ha rilevato che la maggioranza di loro (62,5%) erano donne che avevano deciso di detransitionare dalla transizione verso il maschile. La maggior parte dei partecipanti alla ricerca ha riferito di avere avuto difficoltà durante la transizione, come la presenza di effetti collaterali da terapie ormonali o la difficoltà di adattarsi alla nuova identità di genere.

L’articolo sottolinea che la detransition è un fenomeno raro, ma che merita attenzione e studio per comprendere meglio le esperienze delle persone coinvolte. Tuttavia, l’articolo mette in guardia contro l’utilizzo della detransition come strumento di propaganda contro la transizione di genere, sottolineando che la maggior parte delle persone che intraprendono un percorso di transizione si sentono meglio e soddisfatte della loro nuova identità di genere.

Infine, l’articolo fa riferimento alla capacità dei pesci di cambiare sesso in base alle condizioni ambientali, come esempio di come il genere sia una costruzione biologica e sociale complessa, che può essere influenzata da molti fattori.

Chi detransiziona è solo una minoranza e in quasi tutti i casi avviene per pressioni esterne.

I promotori delle campagne di disinformazione cercano di usare alcuni  casi di detransizione in modo sensazionalista e manipolativo, per dipingere la transizione in toto come una generale follia spinta da gente irrazionale, alimentando così i sentimenti anti-trans e quindi causando ulteriori problemi alle persone trans.

In realtà molte delle detransizioni avvengono per fattori esterni, tra cui pressioni all’interno della famiglia, amici e lavoro, discriminazione, difficoltà di trovare lavoro. Dal 2015 US Trangender Survey sopra linkato, risulta che solo solo l’8% aveva detransizionato – e la maggioranza di questi aveva detransizionato solo temporaneamente – e di questo 8% solo il 5% (quindi una frazione davvero esigua) aveva risposto che la transizione non faceva per loro. In uno studio più recente (2021), l’85,2% di chi aveva detransizionato aveva indicato almeno una causa esterna.

Protocolli

    • . La transizione è una scelta importante, che va affrontata avendo chiaro chi si è e cosa si sta facendo. Mentre i disinformatori parlano di “

ideologia

    • ” e “culto” e Putin di «mostruosi esperimenti», la realtà è ben diversa. In Italia poi i consultori delle associazioni come il MIT di Bologna

seguono i protocolli

    • redatti dal Servizio Sanitario Nazionale e l’iter di transizione prevede psicologi e psichiatri.


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