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I fiori di Shakespeare

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Shakespeare Birthplace Trust analizza in un articolo il tema dei fiori e dei giardini nelle opere di William Shakespeare. Il grande drammaturgo avrebbe infatti usato libri come John Gerard’s Herball o Generall Historie of Plantes per conoscere le piante, il loro uso e significato e arricchire di riferimenti botanici le sue opere.  

Conosciuto anche come il Bardo dell’Avon, Shakespeare godette di grande fama in vita, ma anche se sono trascorsi oltre 400 anni dalla sua morte le sue opere continuano ad essere amate e riadattate ovunque nel mondo. I giardini sono il nascondiglio ideale e vengono utilizzati a questo scopo da Shakespeare come in Molto rumore per nulla e La dodicesima notte. Un scena dell’Amleto è tutta una citazione botanica:

Hamlet, Act IV Scene V

Ophelia:

There’s Rosemary, that’s for remembrance:
Pray, love, remember: and there is pansies, that’s
for thoughts. …
There’s fennel for you, and columbines: there’s
rue for you, and here’s some for me: we may call it
herb-grace o’Sundays: O, you must where your rue
with a difference. There’s a daisy: I would give you
some violets, but they withered all when my father
died: they say he made a good end.

Sul tema della botanica nelle opere di Shakespeare, Gerit Quealy ha pubblicato Botanical Shakespeareun  compendio illustrato di tutti i fiori, frutti, erbe, alberi, semi citati negli scritti del Bardo, mentre Melissa Candy e Eddie Johnston sulle pagine dei Kew Gardens descrivono William Shakespeare come un appassionato del mondo botanico che ha riempito le sue opere di citazioni di fiori e piante, usate per costruire similitudini di ogni genere.

I fiori di Shakespeare sono stati anche illustrati agli inizi del Novecento in un piccolo libro di Walter Crane, I fiori di Shakespeare:

Walter Crane, agli inizi del Novecento, ha immaginato e dipinto il variegato giardino di Shakespeare, umanizzandone gli elementi e realizzando la serie di deliziose illustrazioni a colori che compongono I fiori di Shakespeare, in cui i versi immortali del poeta prendono vita.

Di questo volumetto illustrato parla diffusamente un articolo uscito un paio di anni fa sulle pagine de La Stampa:

Si intitola «I fiori di Shakespeare», si basa sull’edizione londinese Cassell & Co. del 1909, ed è un prezioso piccolo libro Elliot che presenta in Italia le illustrazioni che Walter Crane realizzò ispirandosi alle opere di Shakespeare. Crane, fortunato autore di basi grafiche per ceramiche e arazzi e di libri figurati per bambini, fu uno degli artisti di maggior rilievo all’interno dell’Arts and Crafts. Si era formato sotto la guida del padre Thomas prima e nell’ambiente dei Preraffaelliti poi. In apertura del libretto, viene spiegata la genesi della raccolta: «Dedicato alla contessa di Warwick il cui delizioso giardino in tipico stile inglese a Easton Lodge ha ispirato questo libro di fantasticherie».

Ma a rapire l’occhio, subito, sono le illustrazioni. Il lampo di genio di Crane è stato dare a boccioli, arbusti e alberi sembiante umano, spesso femminile. Creando un mondo di fate nascoste che la poesia rende visibili. Abbigliate di foglie e petali, sospese nell’aria primaverile, leggiadre, quasi fossero alate battute pronunciate in teatro. Giunchiglie gialle sfidano il vento di marzo. Schive violette nascondono il sorriso dietro un grande ventaglio. Primule diafane sono vicine a morire. Gigli in schiera stanno l’uno accanto all’altro senza competizione. Il fiordaliso da solo svetta come una aristocratica dama liberty. La lavanda e la menta sembrano sentinelle verdi. La santoreggia e la maggiorana somigliano a pastorelle francesi. La calendola vive la sua giornata di sole. I garofani insigniti del titolo di «bellissimi» usano tutta la loro civetteria.


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