un sito di notizie, fatto dai commentatori

La filosofia della barba

0 commenti

The Public Domain Review ricorda uno scritto di Thomas Gowing, che nel 1854 difende con passione la barba, sottolineandone la sua importanza.
Gowing riteneva che ai tempi la barba inglese fosse a rischio di “estinzione”, a causa del successo del rasoio. Si propose quindi di difendere la barba in ogni modo possibile, anche grazie a questa conferenza che si svolse a Ipswich, accolta con grande entusiasmo da un folto pubblico. Fu tale il successo che il testo fu presto trasformato in un libro, il primo interamente dedicato a questo argomento.

Gowing credeva che gli uomini con la barba fossero più belli, moralmente superiori e storicamente più rilevanti rispetto a quelli rasati. Scriveva infatti  che è impossibile guardare una serie di ritratti barbuti senza percepire dignità, gravità, libertà, vigore e completezza. Al contrario, l’aspetto pulito e rasato del volto gli lasciava sempre un senso di nudità artificiale e convenzionale.

L’apologia di Gowing per la barba fa frequenti appelli alla natura, alcuni dei quali piuttosto fantasiosi. Egli affermava che il mento maschile è raramente attraente perché è destinato a essere coperto, mentre i menti delle donne sono generalmente affascinanti.

Gowing scriveva in un’epoca in cui la fisiognomica, l’arte di leggere il carattere di una persona dai tratti del viso, era ancora popolare in Europa e in America. Non sorprende quindi che egli affermi che l’assenza di barba sia di solito un segno di debolezza fisica e morale. Inoltre, Gowing contesta l’idea che le barbe siano poco igieniche. Al contrario, sostiene che le barbe dei fabbri e dei muratori stranieri filtrano la polvere di gesso e i metalli dall’aria, proteggendo i polmoni. Nell’ultima sezione, Gowing rievoca il passato, associando la presenza o l’assenza di barba a episodi di eroismo o codardia, onore o inganno.

Alla fine della sua apologia, Gowing risponde ulteriormente alle principali obiezioni contro la barba. Non è giusto chiamare la barba sporca, sostiene, poiché ci vuole più tempo a radersi che a pulirla. E comunque, il processo di pettinare e spazzolare la barba, invece di essere tedioso, incerto e spesso doloroso come la rasatura, conferisce una sensazione positivamente deliziosa, simile a quella che si immagina provi un gatto quando viene accarezzato.

Altri autori invece hanno parlato della barba ricostruendone la storia: Christopher Oldstone- Moore  ha scritto “Of Beards and Men: The Revealing History of Facial Hair”, un libro che analizza il significato culturale della barba attraverso i secoli e le culture.

Le barbe sono di gran moda in questi giorni.

Il New York Times fa risalire questa tendenza pelosa agli hipster della Grande Mela intorno al 2005 e riferisce che oggi alcuni newyorkesi pagano migliaia di dollari per trapianti di peli facciali per mascherare barbe irregolari e giovanili. E nel 2014, la blogger Nicki Daniels ha criticato aspramente gli hipster barbuti per aver trasformato un simbolo di virilità e potere in una fragile dichiarazione di moda. La barba, ha detto, si è trasformata nel reggiseno imbottito della mascolinità. Of Beards and Men sostiene che l’odierno rinascimento barbuto fa parte di un ciclo secolare in cui le acconciature del viso sono variate in risposta ai mutevoli ideali di mascolinità. Christopher Oldstone-Moore spiega che il viso rasato è stato lo stile predefinito in tutta la storia occidentale, vedi il volto imberbe di Alessandro Magno, per esempio, come l’ideale eroico greco. Ma il primato dei rasoi è stato messo in discussione nel corso degli anni da quattro grandi movimenti barbuti, a partire da Adriano nel II secolo e fino all’odierna rinascita delle setole. Il viso rasato oggi, dice Oldstone-Moore, è diventato sinonimo di un uomo virtuoso e socievole, mentre la barba contrassegna qualcuno come autosufficiente e non convenzionale.

Allam Peterkin nel libro “One Thousand Beards: A Cultural History of Facial Hair” si cimenta invece in una panoramica completa della storia delle barbe, esaminando le tendenze e la moda legate alla barba nel corso del tempo.

Le prime pitture rupestri mostrano gli Stone Agers che strappano i peli del viso con conchiglie marine, suggerendo che la decisione di farsi crescere o non farsi crescere la barba è antica quasi quanto la stessa società umana. One Thousand Beards: A Cultural History of Facial Hair di Allan Peterkin ripercorre il passato storico della barba (e del rasoio), compresi gli stili, le normative e il significato culturale dagli antichi egizi ai giorni nostri. Il volume illustrato, arioso e conciso, copre anche i vari significati religiosi della barba, dei peli del viso nella cultura gay, delle donne barbute e della barba come interpretata da Freud. Peterkin include istruzioni per lavare, tingere, tagliare e radere tutti i tipi di barba, dallo stile Amish al Franz Josef.

Beard Fetish in Early Modern England: Sex, Gender, and Registers of Valuedi Mark Albert Johnston esamina il significato simbolico delle barbe nell’Inghilterra moderna, analizzando come spesso siano state utilizzate per esprimere identità di genere e status sociale.

La storia della barba è affascinante e varia notevolmente tra le diverse culture e periodi storici. Ecco infine un altro viaggio attraverso il tempo e le culture per esplorare il significato e l’evoluzione delle barbe: From Ancient Times to Modern Trends: A History of Beards and Their Styles Across Cultures – National Hair & Beauty Federation (nhbf.co.uk)

In Egitto, le barbe avevano un grande significato culturale e gli uomini spesso le decoravano con oli profumati e anelli di metallo; inoltre barbe finte erano portate dai faraoni, come simbolo di divinità e autorità. Anche gli Assiri e i babilonesi erano noti per le loro barbe lunghe, espressione di forza e potere, mentre nella Grecia antica le barbe erano associate alla saggezza. I romani avevano invece un rapporto complesso con la barba e col tempo il volto rasato divenne di moda. Solo verso la fine dell’Impero Romano le barbe tornarono in voga. I Vichinghi avevano folte barbe e anche nel medioevo ci fu un ritorno dei visi barbuti, soprattutto tra nobili e cavalieri. Il Rinascimento fece un’arte anche della barba, che era ben curata in quanto simbolo di status sociale. Nel XIX secolo infine, le barbe erano molto popolari tra gli uomini vittoriani, mentre nel secolo successivo la moda delle barbe ha avuto alti e bassi, con periodi di preferenza per il viso rasato. Oggi, le barbe sono tornate in auge, con una vasta gamma di stili che riflettono la diversità culturale e personale.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.