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La casa editrice Altaforte non sarà presente al Salone del Libro di Torino

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A cura di @tusaichi e @QJ.
Gli enti e le associazioni che organizzano il Salone del Libro di Torino hanno rescisso il contratto con Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound.
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Un articolo di Artribune critica le polemiche sullo stand di Altaforte al Salone del Libro.

“Non vado perché c’è un fascista” è patetico ma può funzionare sempre. Può funzionare alla Mostra del Cinema, può funzionare al Salone del Mobile, può funzionare alla Settimana della Moda e può funzionare anche alla Biennale d’arte di Venezia, che quest’anno snocciola la sua inaugurazione in concomitanza col Salone: anche a Venezia è pieno di Stati fascistoidi (fascisti veri, non sfigati con una casa editrice a Cernusco sul Naviglio) che hanno il loro padiglione in bella mostra. E allora? A differenza però delle altre grandi manifestazioni culturali del Paese, il Salone del Libro si rivolge a piccole realtà, non a mega aziende di design, non a Stati nazionali, non a major del cinema ma per la gran parte piccole e medie case editrici che se va storta una edizione del Salone devono chiudere la saracinesca.

Un articolo di Giancarlo Liviano D’Arcangelo parla delle polemiche che stanno interessando il Salone 2019

Il fascismo, inteso come recupero di posizioni ideologiche e categorie del reale, parte di una pagina nera del 900’ non esiste?

No, nient’affatto, esiste e alberga in macchie della società che sono assolutamente da combattere, ma con consapevolezza e fuori dalla rissa verbale, dallo slogan, dalla vendita di fumo e dalle strategie di visibilità individuali. Altrimenti ogni posizione è, prima di ogni altra cosa, spettacolo. E come spettacolo diventa superflua. Va ribadito fino alla noia: l’analisi culturale del mondo, giusta o sbagliata che sia, se vuole essere seria non può prescindere da alcuni principi assodati. Come si può parlare di società, oggi, ignorando Debord?

Immagine da Luca Moglia, Flickr.


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