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Capire l’amore

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Due punti di vista sull’amore: il primo di Carolina Bandinelli su Il Tascabile intitolato La fine dell’amore; il secondo di Sophia Stewart su The Atlantic è una recensione di un libro di Ron Rosenbaum (€ — alt), In Defense of Love.

Bandinelli parte da esperienze personali (l’idea inculcatale di un amore romantico totalizzante) per generalizzare all’esperienza dei nostri tempi. «Negli ultimi anni ho cercato di rintracciare la struttura del sentire di amore e sesso, in questo pezzo cerco di connettere i punti e dare una forma, raccontando una storia (post)romantica». Il pezzo in questione passa da Frammenti di un discorso amoroso, di Roland Barthes a Zygmunt Bauman, evocato per definire l’amore contemporaneo come «non solo (…) libero, ma anche (…) liquido, ossia privo di qualsiasi etica oltre alla soddisfazione immediata dell’interesse individuale».

Nel tentativo di eliminare le storture sessiste dai codici dell’intimità, l’ethos postromantico produce l’utopia di un amore che rinuncia al rischio, rifugge la vertigine della “caduta”, rifiuta il confronto con la possibilità della “catastrofe”. Così facendo sottrae valore di verità al dolore e rischia di collassare la dimensione esistenziale su quella diagnostica. Si smarrisce dunque la distinzione, secondo Barthes sottile ma fondamentale, tra sentimento e trama amorosa, laddove il primo è moto dell’animo sovversivo e deviante rispetto a un qualsivoglia sistema sociale, mentre la seconda rappresenta il suo addomesticamento all’interno di un certo ordine ideologico.

Di diverso taglio l’articolo di Stewart, che affronta da un punto di vista più scientifico (o scettico della scienza) cosa significa «amore» e «innamorarsi». Il libro recensito parte da una prospettica combattiva: l’amore non sarebbe una sovrastruttura o una credenza che non ha più ragion d’essere (come il creazionismo) e i tentativi di riduzionismo (descriverlo come necessario meccanismo evolutivo, per esempio) non riuscirebbero a cogliere le forti emozioni che proviamo nel nostro animo.

Forse scoraggiati dai consigli sessisti contenuti in libri come Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, che regnavano sovrani nelle librerie di auto-aiuto degli anni ’90, sempre più lettori si rivolgono a ciò che considerano una scienza imparziale per avere una guida romantica. Inoltre, l’idea dell’amore come forza misteriosa e magica non è più adatta a molte persone. Per coloro che non hanno trovato una storia d’amore trasformativa, o che non hanno raggiunto l’appagamento totale solo grazie all’accoppiamento, è logico che la scienza esatta faccia presa. Se non altro, la popolarità di questi libri orientati alla scienza afferma il potere duraturo dell’amore romantico, mostrando quanto le persone siano disperate di averlo nella loro vita.

Questa prospettiva non è un mero rifiuto dello studio dell’amore: tra scienza e poesia, l’innamorarsi ha bisogno di entrambe per essere compreso.

 


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