Su BoLive, il magazine dell’Università di Padova, Francesca Boccaletto viaggia tra favole e storie che hanno come protagonisti i rapaci notturni, accompagnata da Marco Mastrorilli, scrittore, ornitologo e fotografo naturalista.
Secondo Mastrorilli nell’immaginario collettivo Harry Potter e Internet hanno a poco a poco smontato vecchie idee e superstizioni che vedevano gufi e rapaci notturni come messaggeri di sventura.
Per lungo tempo si è pensato che il gufo fosse un animale iettatore legato alla morte. Molti animali, con caratteristiche che definirei semplicemente sfortunate, sono stati inseriti nei bestiari medievali: oltre ai rapaci notturni pensiamo a tutte le creature nere, dal lupo al corvo. In epoca medievale le conoscenze erano totalmente diverse da quelle di oggi, le persone non erano istruite e quindi si radicavano facilmente convinzioni che contagiavano tutti: per un contadino, che lavorava duramente tutto il giorno, avere un barbagianni in casa era una iattura. Lupi, corvi, bisce, pipistrelli, scorpioni, scolopendre e rapaci notturni erano considerati animali oscuri. Anche il gatto è stato per molto tempo considerato maligno, e questo dopo essere stato invece venerato nell’antico Egitto.
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Dalle favole di Esopo e Fedro, passando per Leonardo da Vinci, Jean de La Fontaine, le fiabe dei Fratelli Grimm e raggiungendo infine J.K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, che ha rivoluzionato il nostro immaginario, anche quello legato al mondo dei gufi.
Anche su The Guardian, che dedica sempre attenzione al tema della letteratura per ragazzi, Julia Eccleshare alcuni anni fa aveva selezionato una serie di libri per bambini che avevano come protagonista il gufo.
Surprisingly, since most children may never see one, owls are popular in children’s books. Perhaps it’s useful that children have little first-hand experience of them, as it means they can be invested with a range of characteristics.
E uscita da poco invece la recensione a cura di Simon Worral, sempre sulle pagine di The Guardian, del nuovo libro di Jennifer Ackerman, autrice del best seller The genius of birds, nel quale parla di gufi e degli scienziati, ricercatori e naturalisti che li stanno studiando facendo sempre nuove scoperte. Il libro si intitola What a owl knows.
In her new book, Jennifer Ackerman, bestselling author of The Genius of Birds, takes us on a journey of discovery into the world of owls, exploring both their mystery and the new science that is revealing their complexity. Along the way, she introduces us to numerous species, from the tiny northern saw-whet owl, which lives in forests across North America and is as small as a robin, to the giant Blakiston’s fish owl, native to Japan and Russia. Ackerman, a frequent contributor to National Geographic and the Smithsonian, is an intrepid reporter, hacking her way through dense undergrowth in Montana to find northern pygmy owls or getting covered in red dirt setting traps for burrowing owls in southern Brazil. The book is not just about owls, though, but about the people who study them. There are many scientists and conservationists, who have, like Ackerman, fallen under the spell of these endearing creatures. People like José Luis Peña, a neuroscientist at the Albert Einstein College of Medicine, in New York, who has discovered that a barn owl’s sound localisation system relies on sophisticated mathematical computations to pinpoint its prey. Or zoomusicologist Magnus Robb, who studies hoots.
Su Rivista Natura un’intervista a Jennifer Ackerman, curata dallo stesso Marco Mastrorilli che ha conosciuto la famosa scrittrice naturalistica e ha condiviso con lei esperienze di birdwatching e owlwatching.
M.M. – I tuoi libri sono capaci di raggiungere l’anima del grande pubblico pur mantenendo un rigore scientifico e uno stile fluido e accessibile, quello che potremmo definire il linguaggio perfetto per la comunicazione naturalistica. Quanto pensi sia importante la comunicazione per la protezione della natura?
J.A. – È davvero importante. Penso spesso alla grande naturalista e scrittrice Rachel Carson, una mia eroina e a come abbia creato una consapevolezza capace di coinvolgere il grande pubblico su un tema difficile come quello dei pesticidi e sui loro effetti letali sulla fauna selvatica. Le sue opere hanno cambiato il corso della conservazione.
Fu Rachel Carson a scrivere: «Più riusciamo a concentrare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà della vita che ci circonda, meno gusto avremo per la sua distruzione».
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