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Convertire un complottista

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Il Tascabile pubblica un estratto da Come si cambia idea di David McRaney, incentrato su cospirazionismo e post-verità a partire dalla storia di Charlie Veitch, truther (quelli che pensano che la versione ufficiale di quanto avvenuto l’11 settembre sia una menzogna) ricreduto.

Tutto era iniziato nel giugno del 2011, poco prima del decimo anniversario dell’11 settembre, quando Charlie si era imbarcato su un volo della British Airways all’aeroporto di Heathrow diretto a New York, dove insieme ad altri quattro truther si sarebbe unito a un gruppo di cameramen, giornalisti e tecnici del suono intorno al comico Andrew Maxwell, il conduttore di una serie tv intitolata Conspiracy Road Trip. Maxwell voleva realizzare quattro puntate per la BBC, ognuna delle quali dedicata a una particolare comunità di complottisti: gli appassionati di ufo, quelli che negano la teoria dell’evoluzione, i teorici del complotto sugli attacchi terroristi a Londra e i truther.

Charlie ed altri truther avevano trascorso 10 giorni visitando i luoghi degli attentati, incontrando testimoni, tecnici ed esperti; ma nonostante le evidenze dimostrate i truther rimanevano e rafforzavano le loro convinzioni, vedendo complotti e attori retribuiti per esporre falsità. Tutti tranne Charlie, che al momento della visita era un esponente di spicco della loro comunità, il cui reddito principale proveniva da centinaia di video anarchici e complottisti con milioni di visualizzazioni, e da conferenze e manifestazioni sull’argomento.

Una settimana dopo, tornato a casa, Charlie aveva messo in rete una confessione di tre minuti e trentatré secondi intercalata da spezzoni video ripresi durante il viaggio. L’aveva intitolata No Emotional Attachment to 9/11 Theories – The Truth is Most Important.[…] “Credo che le difese dell’America siano state colte con i pantaloni calati sulle caviglie. Non penso ci sia stata una complicità ai più alti livelli negli eventi di quel giorno. Sì, ho cambiato idea”. E aveva concluso: “Teniamo fede alla verità. Charlie”

La gente chiese a Charlie che cosa gli aveva fatto il governo, un teorico del complotto dette la notizia che era stato manipolato da uno psicologo, girarono voci che Charlie era un agente segreto dell’FBI, della CIA, dell’MI6, una spia che aveva il compito di screditarli, un corrotto.

Nei suoi video di risposta aveva chiesto che tutti si attenessero alle regole della correttezza, ma in poco tempo si era capito che l’avevano scomunicato. Gli attacchi erano continuati per mesi, il suo sito web era stato hackerato e aveva chiuso la sezione dei commenti. […] Nell’aprile del 2015 Charlie aveva intrapreso la sua nuova attività. […] Charlie mi raccontò che aveva postato delle foto con il biglietto da visita della sua nuova attività su Facebook appena assunto, e subito qualcuno aveva scritto al suo capo dicendogli che Charlie era un pedofilo e un criminale. […] A quel punto Charlie aveva cambiato nome e si era fatto fare dei nuovi biglietti da visita.

A fine 2016 il dizionario dell’Oxford University Press ha nominato post-verità la parola dell’anno. Il Washington Post ha scritto: “è ufficiale: la verità è morta. i fatti sono superati”.

In un mondo appiattito e online come il nostro, in cui è più probabile avere a che fare con persone che la pensano diversamente da noi, una diffusa resistenza al cambiamento – su argomenti di varia natura, dall’ipotesi che Bill Gates ci spinge a vaccinarci perché vuole introdurci nel sangue dei microchip, alla reale esistenza del cambiamento climatico, alla valutazione di un film qualsiasi – ci ha portato a un’epoca di pericoloso cinismo.

Un video di YouTube (in inglese) affronta lo stesso argomento da un diverso punto di vista, domandandosi perché le persone intelligenti diventano teorici della cospirazione.


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