Il New Yorker racconta la storia di Francis Kurkdjian, un profumiere parigino di origine armena, noto per aver creato il profumo “Baccarat Rouge 540”.
Nel 2013, Kurkdjian fu incaricato di creare un profumo per il 250° anniversario di Baccarat. Dopo aver avuto dei dubbi sui campioni iniziali, decise di utilizzare una sua creazione precedente chiamata “HEVA”. Il profumo, rilasciato nel 2014, divenne rapidamente un successo, vendendo tutte le 250 iniziali bottiglie di cristallo tagliato a diamante.
In un pomeriggio di dicembre del 2013, il profumiere parigino Francis Kurkdjian aveva in programma un incontro con il rinomato produttore francese di cristalli Baccarat presso la sede dell’azienda, piena di lampadari, vicino all’Arco di Trionfo. L’allora amministratore delegato, Daniela Riccardi, aveva commissionato a Kurkdjian la creazione di una fragranza in edizione limitata per celebrare il duecentocinquantesimo anniversario dell’azienda. Baccarat aveva in programma di produrre duecentocinquanta flaconi di cristallo diamantato del nuovo profumo, al prezzo di tremila euro ciascuno, e voleva che il profumo riflettesse la qualità e l’opulenza del suo contenitore.
Successivamente, Kurkdjian iniziò a produrre il profumo sotto il proprio marchio. Oltre a dirigere la sua azienda, Maison Francis Kurkdjian, dal 2021 Kurkdjian è anche direttore della creazione di profumi per la maison Christian Dior.
Kurkdjian (pronunciato “cur-zsan”) è un cinquantacinquenne di origine armena, con i capelli corti, le mani lisce e curate e la barba sale e pepe alla Clooney. Nel corso di tre decenni nel settore dei profumi di lusso, ha creato successi come “Narciso Rodriguez for Her”, “Burberry Her” e “Jean Paul Gaultier Le Male”. È a capo della sua azienda di profumi, la Maison Francis Kurkdjian, e dal 2021 è anche direttore della creazione di profumi per la casa di moda Christian Dior, un lavoro che consiste nel reinventare profumi storici come “J’Adore” e “Miss Dior”.
Kurkdjian ha una lunga storia familiare legata alla moda e alla profumeria, con nonni che già lavoravano nel commercio della seta e nella sartoria e considera la profumeria un’arte che deve raccontare una storia, rifiutando l’etichetta di “naso” ritenendola riduttiva.
Ma c’è anche un altro lato della medaglia, nascosto dietro l’industria dei profumi: BBC World Service Documentaries sul suo canale youtube pubblica il video di un’inchiesta che si è occupata invece del lavoro minorile che purtroppo si nasconde dietro i profumi più venduti dei marchi globali.
Una nuova indagine di BBC Eye ti porta nel cuore del commercio del gelsomino in Egitto, per svelare gli oscuri segreti dietro l’industria dei profumi. I bambini lavorano in condizioni pericolose per tutta la notte, e i raccoglitori spesso guadagnano appena un dollaro al giorno, mentre enormi profitti sono realizzati dai giganti dell’industria dei profumi. Oltre la metà della fornitura mondiale di gelsomino è prodotta in Egitto e questa storia rivela il vero costo umano di questo prezioso fiore, considerato uno degli ingredienti più preziosi utilizzati in alcuni dei profumi più iconici del mondo. Marchi globali da miliardi di dollari, che utilizzano il gelsomino egiziano nei loro profumi, affermano di avere tolleranza zero nei confronti del lavoro minorile in tutte le loro catene di approvvigionamento. Ma la BBC può rivelare che nella stagione del raccolto del gelsomino del 2023, i bambini – alcuni di appena cinque anni – lavoravano nei campi di gelsomino che fornivano questi marchi globali attraverso fabbriche in Egitto.
Ne riferisce anche Valori in un suo articolo che riprende l’inchiesta della BBC:
L’inchiesta della BBC parte da un piccolo villaggio nel distretto di Gharbia, in Egitto, da dove si stima che provenga oltre la metà della fornitura mondiale di fiori di gelsomino. E in particolare dalla famiglia di Heba, una raccoglitrice che ogni notte si sveglia alle 3 per iniziare a raccogliere i fiori prima che il calore del sole li danneggi. Heba spiega che, come la maggior parte dei raccoglitori di gelsomino in Egitto, anche lei per lavorare ha bisogno dell’aiuto dei suoi quattro figli. Bambine e bambini di età compresa tra 5 e 15 anni. Perché, come in tutte le situazioni di caporalato, più fiori raccolgono e più riescono a guadagnare. E per una notte di lavoro, un adulto e quattro bambini, tolto il terzo del guadagno che finisce nelle tasche del proprietario dei terreni, rimane loro in tasca un dollaro e mezzo. Ovvero un euro e quaranta centesimi.
L’inchiesta della BBC ha rivelato che L’Oréal ed Estée Lauder sfruttano il lavoro minorile per la raccolta del gelsomino in Egitto. Le aziende negano le accuse, ma l’inchiesta mostra come il lavoro minorile sia una realtà diffusa.
Le due multinazionali smentiscono tutto. Sia le fabbriche egiziane, sia L’Oréal ed Estée Lauder affermano di avere policy di tolleranza zero nei confronti del lavoro minorile. E di essere da sempre impegnate a rispettare i diritti umani. Ma è lecito supporre come sia la compartimentazione a permettere loro di fingere di non sapere nulla. Come ha spiegato infatti il professor Tomoya Obokata, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù: «Sulla carta, queste multinazionali continuano a promettere tante cose buone. Come la trasparenza nella catena di fornitura e la lotta contro il lavoro minorile. Guardando questo filmato, però, è chiaro che non fanno le cose che avevano promesso di fare». È chiaro altresì che da questa storia nessuno potrà uscire pulito e profumato.
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