Il sito Il Bo Live, dell’Università di Padova, presenta una serie di quattro video dedicati alle Dolomiti.
Nel secondo episodio “Dolomiti: Ghiacciai” si parla dei ghiacciai montani, e di come l’impatto del cambiamento climatico sia portando modifiche sempre più importanti a questo fondamentale aspetto delle montagne, parlando in particolare del ghiacciaio della Marmolada.
È il 3 luglio 2022 quando un grande seracco si stacca dalla cima della Marmolada e travolge 11 escursionisti. Una massa di 64.000 tonnellate di ghiaccio e rocce che accende l’attenzione sul ghiacciaio della Regina delle Dolomiti, un’attenzione che in poco tempo svanisce. A svanire, o meglio, a sciogliersi oggi è il ghiacciaio stesso. Lo sta facendo a una velocità tale che tra 15 anni non ci sarà più traccia. E ciò accadrà se i ritmi di fusione, che sono passati da una riduzione media di 2 ettari l’anno nel corso del XX secolo ai 13 ettari tra 2022 e 2023, resteranno invariati, altrimenti il ghiacciaio della Marmolada sparirà anche prima.
Mauro Varotto, docente di geografia all’università di Padova, parla dell’importanza del ghiacciaio, inteso sia come riserva idrica, sia come testimonianza culturale, ma anche come sentinella dei cambiamenti climatici in atto. Da quando Giovanni Marinelli, geografo dell’Università di Padova, effettuò negli anni ’10 del 900 la prima ricognizione dei ghiacciai delle Dolomiti, la situazione è cambiata molto.
Dice ancora Varotto:
All’epoca, Marinelli aveva conteggiato 39 ghiacciai nell’area dolomitica. Il primo catasto di ghiacciai italiani, realizzato tra il 1958 e il 1960, invece parla di 56 ghiacciai in area dolomitica, dei quali però 22 estinti. Oggi parliamo di 75 corpi glacializzati, quindi non propriamente ghiacciai, nell’area dolomitica
Contrariamente a quanto dicono i numeri, questo aumento è un pessimo segnale per i ghiacciai: indica che le grandi masse glaciali si stanno frammentando in strutture sempre più piccole e più esposte allo scioglimento.
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