A cura di @NedCuttle21(Ulm).
In un’intervista pubblicata su Prisma Magazine, la psicologa Luisa Girelli spiega origine e caratteristiche di un particolare disturbo dell’apprendimento riguardante le abilità numeriche: la discalculia.
Studenti che faticano in matematica in modo specifico e ingiustificato (quindi anche in assenza di fattori contestuali come ad esempio un insegnante particolarmente ostico o inefficace) ci sono sempre stati, ma solo da poco più di vent’anni si è capito che queste difficoltà possono rappresentare il sintomo di un vero e proprio disturbo. In Italia è stata la costituzione di un sistema normativo di tutela delle persone con disturbi specifici dell’apprendimento, la legge 170 del 2010, a favorire una maggior conoscenza e consapevolezza della discalculia. Prima, le difficoltà di apprendimento venivano attribuite ad altro. I dati di ricerca non sono ancora assestati ma l’incidenza della discalculia sembra oscillare tra l’1% e il 4% della popolazione scolastica. Quindi, al più, 1 studente in un’ipotetica classe di 30 alunni. Detto ciò, aggiungerei che una frequenza molto più elevata di alunni con una diagnosi di discalculia può segnalare la presenza di falsi positivi, vale a dire di diagnosi formulate a fronte di normali difficoltà nell’apprendimento della matematica.
Il vero problema, lasciami dire, è capire perché, nel nostro sistema scolastico, sia normale accettare che le difficoltà di apprendimento in matematica riguardino 1/3 della popolazione, una “sproporzione” che suggerisce una sofferenza epidemica sia di chi insegna sia di chi impara questa disciplina. Forse è giunta l’ora di occuparsi di tutelare l’educazione matematica di tutti, non solo di chi ha una diagnosi di discalculia.
Immagine da Wikimedia.
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