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Il giorno del ricordo

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Nel messaggio per la giornata di commemorazione per le vittime, il Capo dello Stato ha ricordato “una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata”. E il dolore di “profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità”.

Lo riporta il Fatto Quotidiano.

Su Avvenire Lucia Bellaspiga racconta la storia di Silvio Zolle:

Su Pola, coperta da una coltre di neve, soffiava un vento gelido e triste. Da giorni l’unico rumore che riempiva le strade era il rimbombo sinistro dei martelli: prima di abbandonare la città, si inchiodavano le assi per farne bagagli, e per sigillare porte e finestre nell’assurda speranza di proteggere le case. «Era il 2 febbraio del 1947, mamma e papà misero in un cesto mio fratello Giancarlo di soli tre mesi e tutti ci avviammo verso il porto, dove la nave “Toscana” ci attendeva per quello che sarebbe stato il nostro ultimo viaggio da istriani e il primo da profughi ». Silvio Zulle, classe 1940, tiene in mano l’immagine di quel preciso istante: «Questo che stringe la cartella sotto il braccio sono io a sei anni, il mio fratellino maggiore è quello dietro mia mamma, e nella cesta non si vede ma sotto le coperte c’è Giancarlo».

Su Rainews è disponibile una breve intervista allo storico Raoul Pupo.

Un articolo di Wu Ming analizza e critica quelle che a suo avviso sono le strumentalizzazioni del Giorno del Ricordo da parte della destra italiana.

L’accusa, per chi resta fedele al metodo storiografico, alla contestualizzazione degli eventi e all’analisi dell’imperialismo italiano nei Balcani, è sempre quella di «negazionismo». Ciò avviene mentre istituzioni locali e a volte dirigenti scolastici affidano orazioni pubbliche e conferenze su «foibe» ed «esodo istriano» a negazionisti della Shoah, apologeti del nazifascismo, giustificatori di stragi hitleriane come Montesole o le Fosse Ardeatine. Succede da anni, in tutta Italia. Solo oggi — meglio tardi che mai — qualcuno comincia a rendersene conto e protesta.

Immagine da Wikimedia.


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