In un articolo di Paolo Perolo su East Journal si parla della situazione sempre più precaria e deleteria dei migranti nella Federazione Russia provenienti dall’Asia Centrale, dopo l’attentato terroristico al Crocus City Hall di Mosca. In Russia infatti sono presenti circa un milione di tagiki e circa 10 milioni di migranti provenienti dai Paesi dell’Asia centrale, che inoltre hanno rappresentato una parte importante dell’esercito russo in Ucraina, per mezzo della facilitazione degli ingressi e della permanenza sul suolo russo attuata dalle autorità russe negli ultimi due anni, al fine di agevolare la mobilitazione. Ma dopo l’attentato di Mosca, le cose sono cambiate e sono aumentati fortemente le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità russe nei confronti dei migranti e i crimini di matrice razzista e xenofoba, con casi di tortura e arresti arbitrari. A ciò si sono poi succeduti cambiamenti nell’approccio all’immigrazione da parte del governo:
[…] La Duma di Stato ha già approvato una legge che provocherà una crisi migratoria senza precedenti e i cui effetti si faranno sentire anche al di fuori dei confini della Federazione Russa. Secondo la legge, il Ministero degli Interni prevede di rilasciare ai migranti un documento che certifica la loro identità al posto dei personali passaporti nazionali, probabilmente confiscati. Questo documento conterrà i dati personali del migrante, mentre ulteriori informazioni, tra cui il suo stato giuridico in Russia, saranno contenute in un database e accessibili solo dalla polizia. In questo modo il migrante non saprà mai se si trova in Russia legalmente e la polizia potrebbe tranquillamente ingannarlo sul suo status. In teoria la polizia avrebbe il diritto di detenere i documenti solo di migranti ricercati per reati penali, ma ora potrà trattenere chiunque, confiscare i documenti e perseguirli per violazioni inesistenti e totalmente inventate. […] Gli aspetti controversi ovviamente non finiscono qui. Ad esempio, in caso di espulsione (decisa senza ordine di un tribunale) al migrante non verrebbe data nessuna spiegazione e non ci sarebbe modo di evitarla. Non a caso nel 2024 sono stati espulsi più di 80 mila stranieri e apolidi dalla Federazione Russa, il doppio rispetto al 2023, come riferisce l’agenzia di stampa TASS. A chi dovesse decidere di migrare in Russia verrà fatto firmare un “accordo di lealtà” per rispettare le “leggi e le tradizioni della Russia” e l’impegno prevede anche di non “abusare contro le autorità”. Nella pratica, ciò significa che l’individuo deve accettare qualsiasi cosa gli venga detta senza possibilità di ricorso. Gli effetti di questa legge si sono già rivelati devastanti e hanno prodotto un paradosso: meglio essere illegali che legali.
Questo potrebbe portare a conseguenze negative dal punto di vista economico, dato che la presidente della Banca centrale russa ha da poco denunciato la mancanza di manodopera delle aziende russe causata dalla guerra, così come all’aumento del lavoro in nero e della corruzione in Russia e della povertà nei Paesi dell’Asia Centrale, i quali potrebbero poi sentirsi obbligati a stringere rapporti con Paesi ostili al Cremlino.
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