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Le peggiori decisioni della Corte Suprema Americana

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Matteo Muzio su Rolling Stones ricorda 5 celebri ed improvvide sentenze della Corte Suprema degli Stati Uniti, dallo schiavismo ai finanziamenti elettorali.

Una  bozza di sentenza trapelata dalla Corte Suprema americana ha rivelato la possibile soppressione del diritto costituzionale all’aborto sancito dalla sentenza della Roe v. Wade …  questa sarebbe una delle peggiori decisioni mai prese dalla Corte Suprema da… Beh, diciamo che il massimo organismo giudiziario americano non è nuovo a prendere decisioni infelici.

I primi due casi, Scott vs. Sanford del 1857 e Plessy vs. Ferguson del 1896, riguardano la questione razziale e i diritti degli afroamericani, prima e dopo la Guerra Civile Americana:

Il ricorso partì da Dred Scott, ex schiavo di un medico dell’esercito residente in Missouri che per lavoro si spostò in Wisconsin e in Illinois, stati dove la schiavitù era stata abolita. Secondo un precedente britannico, se uno schiavo risiedeva per troppo tempo in un territorio “libero”, “l’aria sarebbe stata troppo fine per la schiavitù” e quindi avrebbe ottenuto la libertà, che il padrone non gli concesse. Giunto in sede di Corte Suprema, Scott si vide rigettato il ricorso sulla base del fatto che “nessuna persona di origine africana poteva avere la cittadinanza americana”. Sette giudici su nove approvarono questa versione della sentenza.

Loechner vs. New York del 1905 riguarda i diritti dei lavoratori, mentre le ultime due, più recenti, riguardano i partiti e la politica: Bush vs Gore del 2000, che sancì la vittoria di Bush bloccando il riconteggio delle schede contestate in Florida, fino alla più recente Citizen United del 2010, grazie alla quale le grandi aziende americane possono finanziare le campagne elettorali dei candidati praticamente senza limiti.

Non lo sapevate? Anche le corporation hanno personalità giuridica. Anzi, secondo la giurisprudenza sono proprio persone. E quindi hanno il diritto di parlare. In che modo? Spendendo quanto vogliono nelle campagne elettorali. E tanti saluti quindi ai limiti dalla legge McCain-Feingold del 2001, scritta dal senatore repubblicano John McCain e dal democratico Russ Feingold, che imponevano alle grandi aziende di non spendere soldi nei 30 giorni precedenti alle primarie presidenziali e nei sessanta precedenti le elezioni generali. Grazie a una risicata maggioranza conservatrice (che includeva il giudice Roberts) le entità economiche di qualsiasi tipo, inclusi quindi le noprofit e i sindacati, possono spendere liberamente.


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