L’orbace, come racconta il blog Iccivitella, è un tessuto tradizionale sardo, famoso per essere molto resistente e per il suo utilizzo nei costumi tradizionali della Sardegna (e della Sicilia).
Questa stoffa è ottenuta principalmente lavorando lana di pecora e presenta una superficie ruvida e spessa. L’orbace è storicamente usato per confezionare abiti robusti che potessero resistere alle difficili condizioni climatiche e ambientali dell’isola.
The Sardinian Chapter spiega che l’orbace si ottiene filando le fibre più lunghe e robuste e che la sua impermeabilità all’acqua, durabilità e resistenza sono dovute al processo di follatura che in passato si svolgeva nelle gualchiere.
Le sue proprietà sono l’impermeabilità all’acqua, la durata e la resistenza ottenute anche grazie ad un processo di follatura che un tempo avveniva nelle numerose gualchiere idrauliche sparse nell’Isola; oggi l’unica gualchiera d’Italia in funzione è quella di Tiana (NU)
Tessuti e stile ci spiega cos’è la follatura:
La follatura tessile è un processo di finissaggio tessile che comporta la compressione, il riscaldamento e l’agitazione del tessuto: un processo che altera la struttura del tessuto, rendendolo più denso, compatto e resistente.
La follatura può essere umida o a secco: il primo metodo impiega acqua, sapone e calore, il secondo usa appositi macchinari per premere e smuovere il tessuto.
Su Sardegna Digital Library un video di repertorio sulla gualchiera “Ziu Bellu” :
Nella Sardegna post-bellica l’industria muta la faccia dell’ isola in tempi lenti ma inesorabili. Accanto alle moderne industrie permangono ancora degli esempi di macchinari antichi come la gualchiera, utilizzata in Sardegna soprattutto per la lavorazione dell’orbace, tessuto adoperato nei costumi tradizionali. Il filmato mostra una delle ultime gualchiere in funzione e acquistata dal comune per farne l’attrazione turistica del paese.
L’orbace viene impiegato nella creazione di costumi tradizionali e di un cappotto con cappuccio chiamato “gabbano”, rinomato per la resistenza e per l’efficacia nel riparare dal freddo. Esiste anche un giaccone di orbace da indossare nei periodi più caldi noto come “gabbanella”.
Negli ultimi decenni, la produzione dell’orbace ha subito una diminuzione a causa dei cambiamenti sociali ed economici. Tuttavia, sono state avviate iniziative per promuovere la lavorazione dell’orbace e sostenere i produttori locali.
Come ricorda Wikipedia:
Durante il fascismo, all’epoca dell’autarchia, venne incrementato l’uso dell’orbace al posto dei tessuti tradizionali. Vi fu una vera e propria “campagna dell’orbace”, che ebbe riflessi positivi sull’economia rurale della Sardegna. Di orbace erano infatti le uniformi della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (le cosiddette “camicie nere”) e delle organizzazioni giovanili del regime.[5] Il termine passò così a indicare la divisa fascista (gerarchi in orbace).[6] L’accostamento tra fascismo e orbace fu tale che non di rado questo tessuto è utilizzato, metonimicamente, per alludere a quell’epoca storica e all’ideologia che la caratterizzò.
Il blog Trama e Ordito spiega come si realizza l’orbace e in che altri modi veniva utilizzato:
Questo tessuto era presente anche nel vestiario femminile: ha un eccellente riscontro nella gonna tinta di rosso del costume di Desulo (Nuoro). Il robusto orbace, oltre che nel vestiario, veniva utilizzato anche per la bisaccia (sa bertula), che è una pezza lunga di tela, piegata alle due estremità a formare due tasche, e portata o a spalla dall’uomo o sul dorso del cavallo, di circa un metro di lunghezza per mezzo metro di larghezza. Dentro si trasportavano gli oggetti necessari al viaggio, o, durante le semine, le sementi da piantare. In orbace venivano prodotti anche pesante coperte invernali, e tappeti della tradizione.
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