A cura di @ulrich e @Miki (modificato).
In un articolo datato 1972 e intitolato “More is different”, Philip Warren Anderson, premio Nobel per la fisica nel 1977, pone l’accento sulle difficoltà concettuali che un sistema di pensiero che potremmo definire “riduzionismo estremo” comporta.
La linea del ragionamento di Anderson è espressa in maniera chiara e dettagliata già nel suo articolo. Quello che segue è un riassunto che ne riepiloga il contenuto a grandi linee e si consiglia comunque la lettura dell’originale.
Perché non possiamo non essere riduzionisti
Secondo Anderson, è inutile nascondercelo: abbiamo schiaccianti evidenze del fatto che il riduzionismo funziona; nessuno scienziato degno del nome può negarlo;
The working of our minds and bodies, and of all the animated or inanimate matter of which we have any detailed knowledge, are assumed to be controlled by the same set of fundamental laws, which except under certain extreme conditions we feel we know pretty well.
Ma dopo questa prima importantissima presa di posizione, c’è anche la prima obiezione epistemologica: l’ovvia conclusione della premessa sembra essere che l’unica scienza fondamentale, l’unica degna di essere perseguita, sia appannaggio di pochi fisici delle particelle, di qualche matematico e di poche altre persone.
Anderson chiarisce subito che lo scopo dell’articolo è proprio quello di opporsi a questa visione delle cose.
Un primo dubbio sul riduzionismo
Per chiarire la sua posizione, Anderson cita un passaggio da un articolo di Weisskopf, un altro eminente fisico. Nel suo articolo, Weisskopf identifica due principali linee di ricerca, che chiama rispettivamente intensiva ed estensiva. La ricerca intensiva si preoccupa di trovare le leggi fondamentali; quella estensiva di trovare il modo di applicare dette leggi a tutti i fenomeni, anche a quelli di livello molto più alto. La ricerca intensiva di ieri diventa quella estensiva di oggi, che sarà sostituita da una nuova ricerca intensiva, e così via, nell’inesausto tentativo di collegare tutto al livello fondamentale; che, manco a dirlo, per Weisskopf è la teoria dei campi.
Volendo portare alle estreme conseguenze, per amor di paradosso, questo tipo di ragionamento, si può dire che un giorno la caduta dell’Impero Romano sarà spiegata dalla Teoria delle Stringhe.
Anderson, agli argomenti portati da Weisskopf, risponde che l’ipotesi riduzionista non implica in nessun modo un’ipotesi costruzionista:
The ability to reduce everything to simple fundamental laws does not imply the ability to start from those laws and reconstruct the universe. In fact, the more the elementary particle physicists tell us about the nature of the fundamental laws, the less relevance they seem to have to the very real problems of the rest of the science, much less to those of society.
Un secondo dubbio sul riduzionismo
A questo punto Anderson avanza una seconda critica ai programmi dei riduzionisti estremi. Individua una specie di gerarchia scientifica che però non ha nulla di gerarchico da un punto di vista morale, o di importanza, da qualsiasi punto di vista la si voglia vedere. Costruisce una tabella (X, Y) di discipline, tale che le entità elementari della disciplina X obbediscono alle leggi fondamentali della disciplina Y. Per esempio: se X è la fisica dello stato solido, o la fisica a “molti corpi”, allora Y è la fisica delle particelle elementari; se X è la chimica, Y è la fisica a molti corpi; se X è la biologia molecolare, Y è la chimica. E così via, fino ad arrivare alla psicologia e alle scienze sociali.
Ma, avverte subito Anderson:
[…] this hierarchy does not imply that science X is “just applied Y“. At each stage entirely new laws, concepts and generalizations are necessary, requiring inspiration and creativity to just as great a degree as in the previous one. Psychology is not applied biology, nor is biology applied chemistry.
Il resto dell’articolo, che non vi anticipiamo, è speso per difendere e dimostrare, per quanto sia possibile farlo, questo punto di vista.
Perché non possiamo essere riduzionisti (estremi)
Nel pensiero di Anderson, il riduzionismo è una via a senso unico: si può scendere da un livello più alto X a un livello più basso Y, con ciò intendendo che si possono scoprire le leggi fondamentali a cui gli elementi di realtà di X obbediscono, e questa è cosa buona e giusta, perché ci permette un livello di comprensione più profondo; ma non è possibile ricostruire totalmente X da Y, perché a livello X sorgono nuove leggi che è impossibile dedurre dalle leggi al livello inferiore; ed è per questo che more is different.
Immagine da Wikipedia.
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