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Pirati per la scienza

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Il Tascabile spiega che il mondo della ricerca funziona sulla base di un paradosso: i ricercatori producono saggi scientifici, controllano gratuitamente quelli dei colleghi in un processo di revisione paritaria e anonima, e sono i principali fruitori di queste stesse opere. Tuttavia, per accedere alla produzione scientifica dei colleghi, devono passare attraverso riviste e libri pubblicati da editori privati, che impongono i loro prezzi alle biblioteche degli istituti di ricerca. Chi non fa parte di un ente abbastanza ricco da essere abbonato alle riviste importanti, come ricercatori di paesi poveri o studiosi indipendenti, è di fatto escluso dalla produzione scientifica.

Da vari anni si discute di come risolvere questa situazione. L’articolo riporta le storie di Aaron Swartz, informatico e attivista statunitense suicidatosi dopo essere stato incriminato per violazione del copyright, e soprattutto di Alexandra Elbakyan, la fondatrice e organizzatrice di Sci-Hub. La Elbakyan, un’informatica kazaka, fondò questo sito pirata dopo aver provato direttamente cosa significhi lavorare in un’istituzione esclusa dal mondo della ricerca. Su Sci-Hub gli studiosi di tutto il mondo possono accedere ad articoli scientifici, che però sono ottenuti e distribuiti in maniera illegale, attraverso password rubate. Per la Elbakyan, che è attualmente ricercata dalla polizia, si tratta però di un prezzo necessario da pagare, per ottenere una ricerca davvero libera e condivisa.

Immagine da pixabay.


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