Su suggerimento di @Ander Elessedil
OggiScienza prosegue nella serie di racconti sugli esploratori italiani dell’800, sconosciuti ai più e di cui è difficile trovare traccia nei libri di testo.
E’ il turno di Giovanni Miani, nato a Rovigo da padre ignoto e morto nel Sudan inglese quando era il direttore del museo di Khartoum. Nella sua vita venne “adottato” da un conte veneziano, sperperò l’eredità in donne e festeggiamenti, tentò la carriera teatrale con opere liriche, andando anche ad Istanbul per trovare il successo, senza fortuna (considerava Rossini, che furoreggiava all’epoca, “un esaltato senza qualità”), scontò un periodo di pena, da patriota nelle carceri austriache, durante le guerre d’indipendenza.
Si fece poi finanziare da Napoleone III una spedizione per scoprire le sorgenti del Nilo, ma indebolito dalla scarsità di fondi e dall’intralcio dei governanti inglesi si vide soffiare il premio da Speke e Grant, gli esploratori della Royal Society, anche se non lo concesse mai, ritenendo che il Lago Vittoria non fosse la vera sorgente.
Morì mentre ritornava da una spedizione, l’ennesima, per scoprire la mitica Ofir, terra favoleggiata da Salomone nella Bibbia, che Miani era convinto fosse nel cuore dell’Africa.
Immagine tratta da wikimedia commons
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