Su suggerimento e a cura di @vertigine
Il filosofo Franco Volpi, intorno al pensiero e alla figura di Nicolás Gómez Dávila, ebbe a scrivere:
Siamo di fronte a un antimodernista radicale, che si professa reazionario non nel consueto senso politico, bensì in un senso di principio: reazionario è contro tutto perché niente merita più di essere conservato. Il reazionario in questo senso è molto più radicale del conservatore: «Un reazionario diventa conservatore solo nei momenti in cui c’è qualcosa da conservare». Contro che cosa egli reagisca e pensi, è chiaro: «L’entusiasmo del progressista, gli argomenti del democratico, le dimostrazioni del materialista sono il nutrimento del reazionario». Gòmez Dàvila rivolge una critica pungente contro tutte le idee dalle quali possono derivare ideali e quindi ideologie: «Ogni individuo con “ideali“ è un potenziale assassino». E anche la «fine delle ideologie» gli appare come un titolo con il quale si festeggia il trionfo di una determinata ideologia. Non c’è da meravigliarsi che egli si sia rinchiuso nella più rigorosa solitudine e abbia scelto quale forma di vita l’esistenza insulare dell’aristocratico, al di là del bene e del male: «La lotta contro il mondo moderno deve essere condotta nella solitudine. Dove si è in due c’è tradimento».
Immagine da Wikimedia Commons
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