Su suggerimento di @Fthagn!, @Ergosfera e @Roberto Il Guiscardo.
Qualche dato sulle elezioni americane, dal punto di vista dei repubblicani: analisi sugli elettori e i candidati repubblicani, sulla spesa delle elezioni e l’opinione in politica estera di ciascun candidato.
Su pewresearch.org viene pubblicato il risultato di un’analisi dei risultati di un loro polling e di altre survey condotte sui potenziali elettori delle prossime presidenziali USA: ne emerge qualche dato interessante per capire l’umore e le idee medie dei repubblicani.
Innanzitutto il numero di intervistati che dichiarano di avere ricevuto un’eccellente impressione da parte del loro paladino è cresciuto rispetto al 2011 (che a sua volta era invece in linea rispetto allo stesso dato della fine del 2007).
Emerge poi che i votanti repubblicani quest’anno preferirebbero candidati caratterizzati da idee nuove a candidati dotati di una forte esperienza politica (insomma, gli antipolitici sono loro).
Infine, gli elettori repubblicani sarebbero divisi su alcuni argomenti, il più stringente dei quali è quello relativo a Planned Parenthood.
Nel frattempo, la corsa per il candidato repubblicano alla presidenza degli USA è ancora aperta: Donald Trump sta per essere sorpassato da Ben Carson (e in quest’articolo si sottolineano le gaffe fatte dal secondo candidato), il Washington Post fa un’analisi proprio sulla “incredibile” tenuta di questi due candidati poco avvezzi al governo. Per gli ultimi risultati dei sondaggi rimandiamo a un post che riprende i dati di UMass Poll.
Sean Sullivan, sempre sul Washington Post, parla delle opinioni in politica estera di ciascun candidato: quella che chiama una “crisi” resasi palese nel quarto dibattito televisivo. Ci sono molte differenze tra i candidati, diversamente che in altri argomenti, evidenza di quanto sia difficile battere Obama (e la Clinton) in quel campo – probabilmente i repubblicani saranno messi in difficoltà anche dall’ultimo messaggio di Obama su un intervento in Siria. L’articolo è infatti precedente ai fatti parigini, che avranno sicuramente molta eco nelle varie campagne presidenziali, ma è comunque indicativo delle difficoltà che i vari candidati hanno rispetto alla geopolitica.
Infine, la corsa presidenziale 2016 sarà probabilmente l’elezione più costosa nella storia degli Stati Uniti: proiettando il dato di spesa attuale (che dà più che altro una buona idea, non essendo un dato finale) alla fine delle presidenziali saranno stati spesi più di 5 miliardi di dollari. Stando alle leggi statunitensi i candidati di entrambi i partiti politici sono completamente dipendenti dal pugno di élite che finanziano la loro carriera politica.
Uno studio della Princeton University che ha analizzato dati raccolti in un arco di 20 anni ha rilevato che «le preferenze della popolazione media americana sembrano avere un impatto quasi nullo, statisticamente irrilevante, sulla politica pubblica».
Questo video mostra in modo molto coinvolgente e interessante quanto la bontà (o la diffusione) di un’idea influenzi la possibilità che il Congresso assimili e propugni tale idea al momento di scrivere una legge.
Immagine CC BY 2.0 da flickr di Peter Stevens
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