Su suggerimento di @Yoghi e @Francesco Vitellini.
Poco prima degli attentati di Parigi un’altra città è stata colpita dal terrorismo: si tratta di Beirut, dove un doppio attacco suicida ha ucciso 43 persone e provocato paura negli abitanti allo stesso modo che nella capitale francese. Ma i cittadini del Libano, confrontando la reazione del mondo ai fatti di Parigi con quella a seguito di quanto avvenuto nella loro città, si sono sentiti dimenticati, secondo quanto racconta questo articolo del New York Times, che riporta le storie di tre degli uccisi (tra queste quella di Adel Tormous, morto nel tentativo di fermare il secondo attentatore, e la cui vicenda è descritta da The Independent):
Around the crime scenes in south Beirut and central Paris alike, a sense of shock and sadness lingered into the weekend, with cafes and markets quieter than usual. The consecutive rampages, both claimed by the Islamic State, inspired feelings of shared, even global vulnerability — especially in Lebanon, where many expressed shock that such chaos had reached France, a country they regarded as far safer than their own.
But for some in Beirut, that solidarity was mixed with anguish over the fact that just one of the stricken cities — Paris — received a global outpouring of sympathy akin to the one lavished on the United States after the 9/11 attacks.
Max Fischer dà un’interpretazione della questione: secondo il giornalista di Vox a dirigere l’attenzione dei giornali sui fatti di Parigi e non su quelli di Beirut sono stati i lettori, e ancora i lettori hanno diffuso la loro indignazione sui social per la mancata copertura degli eventi (che invece nel mondo anglosassone c’è stata) per confermare una narrativa che loro stessi ritenevano vera.
Immagine da Wikimedia Commons.
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@Akiro segnala una riflessione sulla reazione internazionale agli attacchi a Beirut e a Parigi.
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