Su suggerimento di @Francisco Quintay.
In Italia si parla poco di India, salvo quando ci sono di mezzo i marò, ma dopo la salita al potere di Modi sembra che la traslazione verso un sempre più intollerante nazionalismo su base religiosa stia accelerando. In quest’ultimo mese, dopo l’uccisione dello scrittore M. M. Kalburgi e il linciaggio di un uomo accusato di aver ucciso una mucca, un gruppo sempre più nutrito di scrittori, scienziati, uomini di spettacolo indiani si è unito per protestare contro l’atteggiamento del governo.
“Mr. Modi talks all these tall words abroad, on foreign soil,” said Mangalesh Dabral, a poet who is returning his award from 2000. “All the sermonizing, this talk of the great digital India and the dreams he shows to people. All of it seems plain boasting because enactment of these tall words is invisible in his behavior and words inside the country, on his homeland.”
Di certo i pregiudizi religiosi non nascono attraverso un partito, ma l’accusa che viene rivolta al governo di Modi è di “razionalizzare” il pregiudizio e l’intolleranza minimizzando o giustificando le conseguenze.
Immagine by Antoine Taveneaux (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons
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