Su suggerimento e a cura di @Lowresolution
Negli ultimi giorni sono uscite intercettazioni riguardanti il compagno dell’ex (si è dimessa a seguito della pubblicazione dei brogliacci) ministro per lo sviluppo economico Federica Guidi, e si parla in generale della questione Tempa Rossa. Con questa serie di articoli e citazioni proviamo a spiegare cosa sta succedendo in Basilicata. Nei limiti del possibile integreremo con eventuali segnalazioni dai commenti.
Cos’é Tempa Rossa
Si tratta del più grande giacimento di idrocarburi su suolo italiano, scoperto nel 1989 nell’alta valle del Sauro in Basilicata, e del principale progetto privato di sviluppo industriale in corso in Italia, con un investimento complessivo di oltre 1,6 miliardi di euro. Il progetto di estrazione in carico alla Total, che prevede 8 pozzi, attraverso varie fasi, tra cui la Valutazione di Impatto ambientale nel 2011, è in corso dal 2001 e ha attraversato vari governi:
Già nel 2001, con una delibera del Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), Tempa Rossa era stato considerato “Opera strategica a livello nazionale” mentre il progetto definitivo era stato approvato, sempre dal Cipe, nel marzo 2012. Dunque, dal centrodestra di Silvio Berlusconi al governo tecnico di Mario Monti, fino a Renzi, sono molti gli esecutivi che negli ultimi 15 anni hanno ritenuto Tempa Rossa prioritario per il futuro dell’Italia.
Quando il progetto nel 2014 è entrato in fase esecutiva è nato uno scontro tra Governo da una parte, fortemente favorevole al progetto, ed enti locali e associazioni ambientaliste dall’altra. Il problema principale, come spiegato in un lungo articolo de Le Formiche, è relativo a come gli oli estratti arrivano a Taranto per poi essere trasferiti su petroliere e portati via.
Tra gli interventi in programma, è prevista anche la “costruzione di un centro di trattamento oli dove gli idrocarburi estratti, convogliati tramite una rete di condotte interrate (pipeline), verranno trattati e separati nei diversi sottoprodotti (grezzo, gas combustibile, zolfo, GPL) e poi, a seconda del prodotto, spediti tramite canalizzazioni interrate”. Tra gli ulteriori interventi indicati compaiono, inoltre, la costruzione “di un centro di stoccaggio GPL dotato di 4 punti di carico stradale” e di altre infrastrutture come “l’adeguamento di strade comunali e la realizzazione dei sistemi per l’alimentazione di acqua ed elettricità per il centro di trattamento”.
Nelle intenzioni della società, una parte del greggio estratto e trattato sarà poi destinata all’esportazione. Da qui la necessità di inviare il petrolio dalla Basilicata a Taranto, dove sorge la Raffineria Eni, che però – per accoglierlo – dovrà essere sottoposta a “interventi di adeguamento logistico”, senza i quali il giacimento di Tempa Rossa non potrà entrare in funzione. Lavori fortemente contestati dalle associazioni ambientaliste, nonostante Total affermi che “le opere nella stessa previste costituiranno, esclusivamente, la parte terminale del Progetto Tempa Rossa e non comporteranno alcun incremento della capacità di lavorazione della stessa Raffineria”. Nell’impianto del Cane a sei a zampe il petrolio sarà stoccato, prima di essere trasportato all’estero via mare.
Il greggio verrà portato in Puglia attraverso un’infrastruttura già esistente, l’oleodotto Val D’Agri-Taranto. A questo punto, il petrolio sarà custodito nella raffineria Eni e, quindi, inviato agli acquirenti dal porto di Taranto. Secondo quanto indicato da Total (si legga qui), il progetto Tempa Rossa farà aumentare il traffico nel porto di Taranto di 90 navi ogni anno. La società assicura che “la maggior movimentazione di greggio non comprometterà la diversificazione delle attività del porto. Infatti, basta guardare come in Italia i porti che movimentano più greggio siano anche quelli a maggior vocazione merci e passeggeri”. Il gas estratto, invece, “sarà facilmente convogliato alla rete locale di distribuzione SNAM”.
Il Governo Renzi
Matteo Renzi ha più volte confermato che per il suo esecutivo Tempa Rossa è un “progetto strategico di interesse nazionale” come per i precedenti Governi, e fin dal 2014 ha cercato più volte di sbloccare la situazione di stallo che si è creata con gli enti locali, in particolare il Comune di Taranto, che non volevano autorizzare le opere accessorie necessarie.
Il primo tentativo è il decreto “sblocca trivelle” del Settembre 2014, rivisto e trasformato in un emendamento alla legge di stabilità dopo la forte opposizione delle Regioni (da cui è nato il referendum). La situazione viene sbloccata con un emendamento alla Legge di stabilità del 2014.
Ora arriva l’emendamento alla legge di Stabilità col quale il Governo si prefigge di consentire «l’effettiva realizzazione dei progetti per la coltivazione di giacimenti di idrocarburi». In pratica, «il regime di autorizzazione unica» di competenza del Mise viene esteso «a quelle opere e infrastrutture necessarie e indispensabili per assicurare il loro sfruttamento» nell’ottica di dare anche un «significativo impulso» all’occupazione. Per «semplificare la realizzazione di opere strumentali alle infrastrutture energetiche strategiche», recita l’emendamento, l’autorizzazione unica varrà per «le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazione».
In sostanza è proprio quello che prevede Tempa Rossa per Taranto.
L’inchiesta di Potenza
Come spiega Repubblica, l’inchiesta della procura di potenza è divisa in due filoni.
Il primo, affidato ai carabinieri del Noe, riguarda presunti illeciti nella gestione dei rifiuti dell’impianto Eni di Viaggiano, tra cui lo sforamento dei limiti delle emissioni. 37 gli indagati, 5 le persone finite ai domiciliari con l’accusa di aver gestito illecitamente i rifiuti, smaltendo come non pericolosi rifiuti invece “pericolosi” in modo tale da avere un vantaggio economico. Inoltre viene contestato loro di aver taroccato i dati sull’inquinamento delle emissioni, “allo scopo di non allarmare gli enti di controllo”.
Il secondo, seguito dagli agenti della squadra mobile della Polizia di Stato, ha al centro l’iter che ha portato all’autorizzazione del giacimento Tempa Rossa della Total. Gli indagati sono 23, mentre sono scattate le manette nei confronti dell’ex sindaco di Corleto, Rosaria Vicino, esponente del Pd lucano.
Come racconta Avvenire, secondo gli inquirenti, gli amministratori pubblici hanno cercato condizionare il rilascio delle necessarie autorizzazioni, richieste da imprese del settore petrolifero, all’assunzione di lavoratori e di manodopera, individuati secondo logiche di totale clientelismo che finivano col danneggiare l’equa distribuzione delle offerte di lavoro.
La posizione di Gianluca Gemelli
Ancora secondo Repubblica, Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministra Guidi, è accusato di millantato credito.
“sfruttando la relazione di convivenza che aveva col ministro allo Sviluppo economico indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total” le qualifiche necessarie per entrare nella “bidder list delle società di ingegneria” della multinazionale francese, e “partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa”. Inoltre amministratori locali chiedevano e ottenevano dalle società che stavano lavorando al progetto Tempa Rossa assunzioni e altri tipi di utilità.
Immagine da Wikimedia Commons.
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