Owen Pinnell & Jess Kelly sulla BBC raccontano della situazione di schiavismo a cui devono sottostare le lavoratrici domestiche in Kuwait, con veri e propri “mercati” su siti come Facebook e Instagram.
«Africana, pulita e sorridente». si apre così un annuncio di vendita. In Kuwait, nove famiglie su dieci hanno una collaboratrice domestica — per lo più donne provenienti dalle parti più povere del mondo che provano a sostenere la propria famiglia a casa tramite le rimesse. Le condizioni di lavoro sono descritte dalle stesse lavoratrici come infernali («continuavano ad urlarmi contro e mi trattavano come una bestia»).
Quando un datore vuole disfarsi della sua colf, mette un annuncio su un social network:
Credetemi, è molto brava, ride sempre ed ha un viso raggiante. Anche se la tenete a sfacchinare fino alle 5 di mattina, non si lamenterà.
Questo l’annuncio affisso da poliziotto. I prezzi sul mercato variano da due a tremila dollari, si possono filtrare nazionalità ed esperienza. I proprietari non lesinano consigli su come trattare le persone acquistate: non dare loro «né un giorno, né un minuto di riposo» e come prima cosa di requisire il passaporto.
Il governo del Kuwait si è detto a più riprese contrario a queste pratiche e promette sanzioni, ma la situazione non sembra cambiare. Facebook ha vietato l’hashtag #maidsfortransfer, Apple ha affermato che è responsabilità degli sviluppatori delle app vigilare sui contenuti degli utenti. Le compravendite continuano senza problemi.
Immagine: IDWF, Domestic Workers: Partners for Change.
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