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Gli equivoci della destra italiana

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Un articolo su Atlantico Quotidiano a firma di Michele Marsonet parla della situazione della coalizione di centrodestra italiana in campo politico:

Nel suo bel libro “Per una nuova destra”, già recensito dal sottoscritto e da altri autori su questo giornale, Daniele Capezzone ha condotto un’analisi impietosa del centrodestra italiano. E questo ben prima della sconfitta (che a me pare davvero tale) subita nel corso dell’elezione per il Quirinale. D’altro canto la rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica per un secondo mandato ha suscitato, com’era ovvio, reazioni assai diverse. Falso dire che è giunta inaspettata, giacché da parecchi giorni s’era capito che molti parlamentari puntavano sul bis per evitare uno stallo che stava diventando pericoloso. E non è certo un caso che il secondo mandato di Mattarella sia stato accolto con un certo sollievo sul piano internazionale (perché non ammetterlo?), dove molti Paesi alleati temevano il ritorno della solita Italia instabile e preda delle tensioni sui mercati.

Le critiche sono rivolte perlopiù a Matteo Salvini e Giorgia Meloni:

In questo caso Matteo Salvini, che pure in altre occasioni ha ottenuto risultati brillanti, ha dimostrato tutti i suoi limiti di stratega. Qualcuno ha persino dovuto rammentargli che l’elezione del presidente non è X Factor o il Festival di Sanremo, il che non gli ha impedito di continuare nella sua strategia suicida sino alla fine. A questo punto, però, è improbabile che qualcuno abbia il coraggio di proporlo come premier in futuro. […] Altro grande mistero è Giorgia Meloni. La giovane leader di FdI probabilmente s’illude che basti restare ben fermi e da soli all’opposizione per guadagnare voti, il che la dice lunga sulla sua visione strategica. Poi si è addirittura proposta come persona in grado non solo di riunificare, ma anche di “rifondare” il centrodestra. Propositi ambiziosi ma, sentendola parlare, a molti sorge il dubbio che siano solo battute destinate – anch’esse – a lasciare il tempo che trovano.

Il principale problema sarebbe un cosiddetto “deficit di liberalismo”:

Quando sento parlare e ragionare Salvini e Meloni, non ho affatto l’impressione di trovarmi di fronte a dei liberali, bensì a figure che con il liberalismo classico hanno ben poco da spartire. Sono del resto le loro storie politiche personali a confermare che è proprio così: basta che aprano la bocca per capire che, di liberale, i due hanno ben poco.


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