Patricia Mayorga su Meer racconta la vita e le opere di Tina Modotti, fotografa nata a Udine nel 1896 e morta a Città del Messico a soli 46 anni, in occasione della mostra a lei dedicata che si terrà dall’8 aprile al 9 ottobre al Palazzo Ducale di Genova.
Tra le più grandi interpreti femminili dell’avanguardia artistica del secolo scorso, Tina Modotti espresse la sua idea di libertà attraverso la fotografia e l’impegno politico e sociale, diventando icona del Paese che l’aveva accolta ma trascendendo ben presto i confini del Messico nella sua pur breve vita, per essere così riconosciuta sulla scena artistica mondiale. Ancora oggi Tina Modotti rimane il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte è indissolubilmente legata alla ricerca verso una “nuova umanità”.
Nata povera e costretta a emigrare da adolescente, Tina Modotti rifiutò le sirene del mondo di Hollywood che avrebbero voluto sfruttare la sua bellezza per farne un’attrice di successo; si dedicò invece allo sviluppo delle proprie doti artistiche, finché Edward Weston la iniziò alla fotografia:
…la sua scelta di libertà la porta invece verso lo studio, e l’approfondimento delle sue innate doti artistiche, coltivate nel circolo delle frequentazioni del suo primo compagno, il pittore Robo Richey, fino all’incontro con Edward Weston, fotografo non ancora celebre che la inizia alle tecniche fotografiche. Se Weston sarà il suo mentore, si deve a Tina la scelta di andare in Messico per condividere un rinascimento artistico che poggiava su basi sociali e culturali nella particolare fase post rivoluzionaria, nelle correnti estridentiste, nella frequentazione di pittori e intellettuali di avanguardia, tra questi Frida Kahlo, Diego Rivera, José Clemente Orozco, David Alfaro Siqueiros.
Smise di fare l’attrice, ma fu modella per i grandi Muralisti e visse in totale libertà la sua esistenza e i suoi amori. In breve sviluppò in fotografia uno stile personale che verrà subito riconosciuto nella sua unicità.
Patricia Mayorga ricorda i primi versi dell’ultimo saluto di Pablo Neruda a Tina Modotti, scritti il 5 gennaio 1942 dopo la morte di Tina in un taxi a Città del Messico, probabilmente colta da infarto. Secondo alcuni però le circostanze della sua morte destarono più di un sospetto nei confronti del suo compagno Vittorio Vidali, col quale aveva aderito alle Brigate Internazionali durante la guerra civile spagnola. I loro nomi di battaglia erano Maria e Comandante Carlos.
“Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente, sorella.”
La vita, seppur breve, di una donna moderna, trascorsa con grande intensità, tra arte e impegno sociale:
Nella mostra, un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta realizzate a partire dai negativi di Tina, che Vittorio Vidali consegnò al fotografo Riccardo Toffoletti, oltre a fotografie, lettere e documenti conservati dalla sorella Jolanda, e video costituiscono un racconto affascinante, che avvicinerà il pubblico a questo spirito libero, che attraversò miseria e fama, arte e impegno politico e sociale, arresti e persecuzioni, ma che suscitò anche un’ammirazione sconfinata per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero, e della sua libertà.
La vita di Tina Modotti è stata raccontata in una serie Tv di Edoardo De Angelis dal titolo Radical Eye: The Life and Times of Tina Modotti. Monica Bellucci ha prestato il volto alla bella e talentuosa fotografa.
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