Il 14 giugno davanti alla commissione del Parlamento Ue che indaga “sull’uso di Pegasus e su equivalenti spyware di sorveglianza”, nota come PEGA, si sono presentati i rappresentanti di Google, Facebook/Meta e Microsoft. L’incontro ha mostrato un fronte compatto di queste aziende tech contro il mercato degli spyware. Ricordo che tali strumenti usano l’infrastruttura, il servizio e/o le vulnerabilità dei prodotti di queste (e altre) aziende per infettare e poi sorvegliare i target. Tanto che in alcuni casi le società tech hanno avviato cause contro i produttori di spyware (nello specifico Whatsapp, di proprietà di Meta, e Apple (invitata dalla commissione ma non presente) hanno fatto causa a NSO, il produttore israeliano che commercializza lo spyware Pegasus, al centro dell’inchiesta europea – e la causa è ancora in corso. Di entrambe le vicende ho scritto qua e qua).
Guerre di Rete ha seguito l’incontro e questo è quanto emerso. Le tre aziende hanno insistito all’unisono sul fatto che questi strumenti siano proliferati negli ultimi anni, finendo anche nelle mani di regimi autoritari che non li usano solo per fare indagini contro criminali e terroristi (come sostengono i produttori) ma anche per spiare dissidenti, giornalisti, difensori dei diritti umani, politici. Che Pegasus è uno degli strumenti più sofisticati ma non l’unico. Altri nomi fatti sono stati quelli di Candiru (altra azienda israeliana) e Cytrox (azienda della Macedonia del Nord).
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