In quest’intervista condotta da Alberto Pantaloni, pubblicata su Insorgenze, Paolo Persichetti analizza in che modo la memoria del passato (e più in generale la Storia) viene utilizzata e manipolata nel suo uso pubblico:
Sappiamo che la memoria è un impasto di ricordo e oblio che nel caso delle memorie private risponde a dei processi di selezione psichica legati alla singola storia del soggetto. Nella memoria pubblica, invece, i processi di selezione sono politici.
[…] C’è un clima nuovo a cui ha certamente contribuito la maggiore socializzazione delle fonti di provenienza statale. Recenti aggiornamenti normativi hanno reso più democratico l’accesso agli archivi. Oggi è possibile consultare quei documenti che un tempo erano appannaggio solo della magistratura, delle commissioni parlamentari e dei loro consulenti. Una circostanza che in passato ha favorito una certa opacità e anche la manipolazione delle fonti stesse.
In questo excursus viene anche affrontata quella che viene chiamata la “balcanizzazione” della dietrologia, un tutti contro tutti delle teorie complottistiche:
Rivalità, concorrenza nel mercato delle fake news, logica mercantile dello scoop, di chi la spara più grossa tanto poi nessuno verifica e nessuno risponde […], fiorire di tesi complottiste che si annullano a vicenda divorandosi tra loro, hanno condotto al parossismo il discorso dietrologico.
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