In un’intervista pubblicata su Prisma Magazine, Stefano Roncoroni, procugino di Ettore Majorana – sua nonna era sorella del papà di Ettore – propone un ritratto del celebre fisico catanese, esponendo le proprie convinzioni intorno alla sua misteriosa scomparsa.
Ettore Majorana è stato una meteora nella storia della fisica del Novecento. È autore di soli 10 articoli, ma sono pagine che hanno avuto un peso determinante nell’orientare gli studi fisici. Si era laureato con Enrico Fermi nel 1929 ma già da studente aveva cominciato a frequentare i “ragazzi di via Panisperna” e a sviluppare le prime ricerche. Nel 1933 trascorre un periodo di 6 mesi all’estero, a Lipsia e a Copenaghen, dove ha la possibilità di essere conosciuto e apprezzato da Werner Heisenberg, uno dei padri della fisica moderna. Fermi considerava Majorana il più grande fisico teorico della nostra epoca e arrivò a paragonarlo ai grandi geni della scienza come Galileo e Newton. Nel 1937, anche per lasciare il posto nella terna dei normali vincitori di concorso a Giovannino Gentile (figlio del filosofo Giovanni, ex-ministro di Mussolini), viene nominato per chiara fama professore ordinario di fisica teorica all’università di Napoli.
Era nato a Catania nel 1906 e nel 1938 scompare misteriosamente. Di lui non si hanno più notizie. Vengono avanzate varie ipotesi basate su testimonianze di persone che credono di aver incontrato Ettore in vari posti del mondo. Altri lo vedono al centro di trame spionistiche legate alle sue ricerche e alla bomba atomica. È il “caso Majorana”. La tesi accreditata dalla famiglia parla di suicidio – si sarebbe buttato in mare nel marzo del 1938 tornando da Palermo – ma non ci sono prove e il corpo non è stato mai trovato.
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