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Le indecifrabili presenze animali che infestano Kafka

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È in libreria l’ultimo lavoro di Roberto Calasso, saggista e narratore scomparso nel 2021, che è stato anche proprietario e direttore editoriale della casa editrice Adelphi. Calasso negli ultimi mesi di vita era tornato a occuparsi dell’opera di Kafka, al quale aveva già dedicato il libro intitolato K., uscito nel 2002. Ne L’animale della foresta Calasso si dedica all’analisi delle metafore kafkiane con protagonisti gli animali.

Matteo Boca ci presenta in un articolo uscito sulle pagine de Il Tascabile e intitolato «Le indecifrabili presenze animali che infestano Kafka» la lettura “etologica” che Roberto Calasso fa degli ultimi racconti dello scrittore boemo Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924).

Nel marzo del 1924 Max Brod, assieme allo zio Siegfried, accorre a Berlino per portare Franz Kafka a Praga: la tubercolosi aveva infatti già raggiunto la trachea e la guarigione era impossibile. Nelle poche settimane che lo dividono dalla morte, mentre le forze in maniera inesorabile si affievoliscono, Kafka dice al giovane amico medico Robert Klopstock un frase enigmatica: “Credo di aver cominciato in tempo a studiare lo squittio degli animali”.

In quei giorni Kafka stava scrivendo il racconto «Josefine la cantante, ossia il popolo dei sorci», che ha come tema principale la parola e la comunicazione.

Nel suo L’animale della foresta (Adelphi, 2023) Roberto Calasso identifica proprio questo racconto come il più disperato di Kafka.

Ma anche in due altri racconti, tra gli ultimi che ha scritto Kafka (Ricerche di un cane e  La tana), i protagonisti sono gli animali.

Cavalli, uccelli, animali della realtà quotidiana come cani, gatti e topi, lupi e anche insetti, sono solo alcune delle apparizioni animali nell’opera di Kafka. Ognuna, con declinazioni diverse, rappresenta l’alterità misteriosa che porta con sé, segno tangibile di estraneità.

Degli animali di Kafka nel lavoro di Calasso parla anche Andrea Giardina su Doppiozero.

Secondo il tracciato fornito da Roberto Calasso in L’animale della foresta (edito da Adelphi) L’animale della foresta | Roberto Calasso – Adelphi Edizioni, scrivendo di animali, “è come se Kafka sia voluto scendere in uno strato più largo di ciò che è… perché tutto ciò che gli appartiene è già presente”. Cosa ci dicono allora gli animali degli ultimi tre racconti? Il primo, il cane, “è la massima approssimazione che Kafka ci ha lasciato, e la più perfetta, a un profilo di autobiografia”. Il secondo, Josefine, mette l’accento sull’insufficienza di “qualsiasi arte, anche dello scrivere”, cioè “racconta la loro inadeguatezza insanabile. Di conseguenza, la loro fondamentale inutilità”. Il terzo ha un ruolo decisivo, perché, finalmente, con La tana Kafka dichiara “il vero nome” del “Nemico”, la cui presenza circola in tutti gli scritti del grande scrittore di Praga: si tratta degli “animali dispersi e brulicanti, sopra e sotto la superficie della terra”, rimasti ormai “gli unici interlocutori di cui narrava”.

Una recensione de L’animale nella foresta scritta da Elio Grasso è disponibile su Pulplibri.

Roberto Calasso ha dedicato gli ultimi mesi alla questione del Nemico in Kafka, là dove il bestiario dei racconti finali, tre lunghi racconti, sigilla ciò che brulica intorno all’uomo, dando spazio a un malessere familiare quanto impacciato. Un cane fra i cani diventa qualcosa di diverso, come lo scrittore editore spiega: niente di simile si ritrova nella giovinezza di Kafka, tanto meno di aspetto biografico. Gli animali dispersi sono quelli con cui lo scrittore praghese parla, all’interno di luoghi labirintici con cui il confronto non dà adito a speranze. Cani nelle tenebre, musicanti, dove qualunque direzione è vaporosa, e cos’altro può guidare se il chiarore è soltanto in alto, e la musica sprigiona solo dal basso, e sempre “forte come un dolore”.


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