La redazione di 7ComuniOnline riprende le dichiarazioni del consigliere regionale veneto Andrea Zanoni (PD) sul “recupero crediti” del Soccorso alpino.
La questione è nota per gli appassionati della montagna. Come misura di deterrenza, alcuni interventi del Soccorso Alpino (quando il trasportato non è effettivamente ferito, etc.) vengono addebitati all’utente.
Si tratta – spiega il consigliere – di interventi del Soccorso Alpino e Speleologico che, quando il trasportato risulta illeso, sono a carico totale dell’utente. Le cause che determinano l’esigenza di soccorso sono dovute a cadute (36,2%), perdita di orientamento (28%) o malori (11,5%). Mentre, per quanto riguarda le attività in cui erano impegnate le persone soccorse, balza in testa l’escursionismo (50%), seguito da alpinismo, sci in lista ferrate e mountain bike, voci comprese tutte tra l’8 e il 6%.
A questo “fatturato” non sempre corrispondono degli effettivi pagamenti, creando un buco nelle finanze dell’ente. Di fronte ai mancati pagamenti volontari, la riscossione coatta comporta oneri così alti da renderla talvolta antieconomica, soprattutto verso i turisti che abitano all’estero:
Relativamente alle insolvenze degli stranieri (per il 30% provenienti dalla Germania. Altri Stati di provenienza sono, compresi in un range tra il 5 e il 10%, Polonia, Francia, Regno Unito, USA, Belgio, Austria, Repubblica Ceca, Paesi Bassi) la sensazione è che si alzi bandiera bianca. Infatti viene spiegato che per il recupero mancato anche dopo sollecito verrà valutato il costo delle procedure da attivare. Come a dire che non conviene”.
Gli incagli ammontano a circa 400.000€, il 30% delle spese di soccorso addebitate agli utenti. Zanoni propone di introdurre «un versamento immediato», quantomeno parziale, per limitare i danni.
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