Natalya Saprunova sulle pagine del Guardian ci porta a scoprire, grazie a un interessante reportage fotografico, gli Evenki, un popolo indigeno della Siberia centrale e orientale, della Mongolia e della Mongolia interna, come racconta la scheda loro dedicata da Encyclopedia.
Sebbene ci siano state molte controversie tra gli studiosi riguardo alla loro patria originale, le prove antropologiche, linguistiche e archeologiche più affidabili indicano che gli Evenki si sono formati ad est del lago Baikal nella Siberia sud-orientale intorno al 1000 aC. Si diffusero poi in tutta la Siberia orientale e settentrionale, mescolandosi e sposandosi con altri popoli nativi siberiani.
Gli Evenki della Federazione Russa sono poco più di 30.000. Gli insediamenti evenki sono sparsi su quasi 3.000.000 di chilometri quadrati (1.800.000 miglia quadrate), un’area circa tre volte più grande dell’Alaska. C’è un distretto autonomo di Okrug Evenki – a volte chiamato Evenkia – con la sua capitale a Tura nel territorio di Krasnoiarsk della Siberia centro-settentrionale (krai), ma solo 3.500 evenki vivono lì. Il resto risiede in altre parti della Siberia, principalmente nelle repubbliche di Yakut (Sakha) e Buriat, nell’area del territorio di Krasnoiarsk al di fuori del distretto autonomo di Evenki, nel territorio di Chabarovsk e nelle regioni di Irkutsk, Amur e Chita (oblast).
Il Guardian traccia un breve profilo di questo popolo indigeno che in Yakutia, tra immense ricchezze sotto forma di oro e diamanti (la Russia è il terzo produttore di oro, mentre uno su tre diamanti estratti nel mondo proviene da questa regione), continua ad allevare renne in un territorio minacciato dall’inquinamento delle falde acquifere e dal saccheggio del letto dei fiumi.
Nature is everything for the Evenki people. They are traditional hunters who have been roaming the eastern forests of Siberia for centuries. The Evenki settled in the taigas of Yakutia, among larch, blueberry and reindeer moss. They lived in the presence of deer, elk, brown bear, fox, capercaillie, sable, taimen, pike, whitefish, perch and trout. It is therefore no coincidence that names of many natural sites here have Evenki roots.
The preservation of nature is the priority for the Evenki. Without the reindeer and the environment that nurtures them, they will no longer be able to exist as a people. They are native and attached to their land, and an integral part of the ecosystem.
Agnieszka Gautier su NSIDC (National Snow and Ice Data Center, CIRES University of Colorado Boulder) presenta la nuova aggiunta di interviste video all’Evenki Atlas, un atlante nato nel 2019 che si propone di condividere su Internet la conoscenza, la saggezza e la cultura degli Evenki. Nel suo articolo Agnieszka Gautier presenta questo nuovo modulo attraverso le parole di Tero Mustonen, presidente della Snowchange Cooperative. organizzazione non-profit che ha guidato l’organizzazione dei contenuti per l’Evenki Altlas:
The new video module includes archival interviews with community members from Iyengra. “The Atlas is a living document, and these visual histories will add a whole new dimension of exciting and sometimes sad, but highly relevant statements on how life in the taiga of Siberia actually is today and what people say about it in their own terms,” said Tero Mustonen, a scientist and the president of Snowchange Cooperative, a Finnish non-profit organization that works closely with local and Indigenous groups in the Arctic. As Siberia has been warming twice as quickly as the rest of the planet, the Evenki have seen firsthand the consequences of climate change on their way of life and surroundings. The interviews capture their observations and experiences.
Il modulo più recente, l’Evenki Visual Histories, include circa una dozzina di video di Vladimir Kolesov, un pastore di renne Evenki morto nel 2010 che sognava di vedere l’Atlante prendere vita. La voce di Kolesov narra la storia dei popoli Evenki, ponendo l’accento sul loro legame con la terra e sugli effetti del cambiamento climatico sulle loro comunità.
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