Sono 25mila ma di scarso valore, li aveva comprati negli ultimi anni perlopiù attraverso aste televisive: i figli non sanno bene che farci
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Fonte: il Post Politica
Su segnalazione di @BraveArt‽
Un servizio di Luca Bertazzoni per Report racconta la passione per l’arte di Silvio Berlusconi (riassunto di solo testo sul blog di Gianni Barbacetto).Oltre al Berlusconi imprenditore e il Berlusconi politico, vi è stato anche un Berlusconi che sognava la «più grande raccolta del mondo» di quadri. Opere comperate in gran parte da vendite televisive:
È nata così la raccolta di Silvio Berlusconi, 25 mila tra quadri e altri oggetti d’arte. Racconta Giuseppe De Gregorio, il titolare della Galleria Newarte di Arzano, vicino a Napoli: “Squilla il telefono su un quadro da 150 euro: ‘Questo dipinto lo prendo io’. Dico: ‘Ok, mi dà il nome e cognome?’. E lui dice: ‘Silvio Berlusconi’. Educatamente stacco. Lui ha richiamato subito, stavo quasi per rispondere male. Lui dice: ‘Vabbè, ho capito: segnati il numero’”. Era il centralino di Arcore. “Poi è nato un rapporto di amicizia, correttezza e lealtà”. Un rapporto anche d’affari, durato tre anni.
Tele di nessun valore artistico, “croste”, che sono costate complessivamente al fondatore di Forza Italia venti milioni di euro e per cui ha comperato un magazzino.
A Sgarbi, Silvio chiedeva consigli e valutazioni sul valore dei quadri. “Voleva che io facessi delle perizie che erano impossibili… Perché non c’era niente da scrivere, nel senso che se uno prende una copia di una veduta di Canaletto, è una copia, che devi scrivere?”. Al posto di uno Sgarbi riluttante, Berlusconi incarica come curatore della sua collezione il televenditore Lucas Vianini che si trasferisce a Milano. “Sì, in una dependance all’interno di Villa Gernetto, questa reggia monumentale nel cuore della Brianza, dove ho vissuto oltre due anni”.
A metà ottobre la decisione degli eredi: di fronte ad un’infestazione di tarli, i custodi avevano proposto di bruciare le cornici per sostituirle con delle nuove. Ma i figli, visti anche i costi di gestione del magazzino (circa 800mila euro annui), hanno dato ordine di gettare tutto al rogo.
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