Su Traditional Kyoto, Penny Kaela Bauer fa un’introduzione al kintsugi, un modo tradizionale giapponese di riparare la ceramica e il vasellame dove l’aggiustamento non è nascosto ma anzi evidenziato.
Il kintsugi (falegnameria dorata) è l’arte giapponese di riparare le ceramiche rotte con lacca spolverata o mescolata con polvere d’oro, d’argento o di platino, un metodo simile alla tecnica maki-e. Come filosofia, tratta la rottura e la riparazione come parte della storia di un oggetto, piuttosto che come qualcosa da mascherare. La laccatura è una tradizione di lunga data in Giappone, e a un certo punto potrebbe essere stata combinata con il maki-e in sostituzione di altre tecniche di riparazione della ceramica.
Su NHK due video (1 – 2) mostrano la tecnica in azione.
Da punto di vista occidentale, il kintsugi è affascinante anche filosoficamente: non dissimulare i difetti, ma portarli con fierezza come testimonianza della nostra storia, spiega Terushi Sho sulla BBC.
La maggior parte delle persone non manda volutamente in frantumi i propri pezzi di ceramica più cari, ma questo non è sempre il caso nella cultura giapponese. Adornare le ceramiche rotte con una lacca mista a polvere d’oro fa parte di una tradizione giapponese di oltre 500 anni che mette in risalto le imperfezioni piuttosto che nasconderle. Questo non solo insegna la calma quando un pezzo di ceramica caro si rompe, ma è anche un promemoria della bellezza della fragilità umana.
In un mondo che spesso premia la giovinezza, la perfezione e l’eccesso, abbracciare il vecchio e il malconcio può sembrare strano. Ma la pratica del kintsugi del XV secolo, che significa “unire con l’oro”, ci ricorda di essere ottimisti anche quando le cose vanno in pezzi e di celebrare i difetti e i passi falsi della vita.
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