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Sherpa alla conquista dell’Everest

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Christopher Rand su The New Yorker racconta la storia di Tenzing Norkay (€ — alt), «il primo sherpa ad aver raggiunto la vetta del’Everest».


I «portatori» nella stampa generalistia (ma a volte anche specialistica) sono degli eterni comprimari, assenti sia nelle istantanee della gloria che da quelle della digrazia (emblematico il caso dell’alpinista Kristin Harila, accusata di aver lasciato morire il suo sherpa Mohammad Hassan per non compromettere la riuscita di un record).

Rand (ricordiamo che l’articolo è stato scritto nel 1954) vuole raccontare la vita di una di queste guide e dell’ambiente che lo circonda.

Tenzing è a disposizione di tutti. Nel suo appartamento di Darjeeling ha allestito un piccolo museo che espone la sua attrezzatura, i suoi trofei e le sue fotografie, e vi presta servizio dalle dieci del mattino alle quattro e mezza del pomeriggio. È un bell’uomo, abbronzato e ben curato, con denti bianchi e un sorriso cordiale, e di solito indossa abiti occidentali di tipo alpino: forse una sciarpa di seta brillante, un maglione grigio, calzoni al ginocchio, calze di lana e scarpe oxford dalla suola spessa. Gli stanno benissimo. Ricco di fascino, Tenzing ascolta con attenzione le domande che gli vengono rivolte, in tutti gli accenti dell’inglese, dai turisti che vengono a vedere la sua mostra, e risponde come meglio può, spesso ridendo per l’imbarazzo. Non fa pagare il biglietto d’ingresso, ma ha una cassetta di raccolta per gli scalatori Sherpa meno fortunati, e sembra considerare la prova come un dovere verso gli Sherpa e verso l’India intera.

Norkay aiutò nella sua vita innumerevoli spedizioni in alta quota, la grande occasione per essere lui a raggiungere la vetta si presentò nel 1953, con la compagnia guidata da Edmund Hillary. Il compito per i due si paventava titanico: numerosi tentativi di raggiungere la meta erano falliti nel tempo. L’esperienza e la conoscenza del terreno di Norkay furono fondamentali per il successo della spedizione. Tenzing era un esperto scalatore e aveva una profonda comprensione delle sfide che l’Everest presentava. La sua abilità nel gestire le difficoltà tecniche e le condizioni estreme dell’alta montagna fu cruciale per il raggiungimento della vetta.

Il racconto della vita di Norkay apre uno squarcio su una vita, quella dei portatori, tutt’altro che economicamente sicura:

Per gli standard degli sherpa, si tratta di una grande ricchezza. Un portatore prende tre rupie al giorno, più il cibo, e un sirdar dalle cinque alle dieci rupie, più il cibo. Per le sue due spedizioni nel 1952, Tenzing è stato pagato milleduecento rupie, ovvero poco meno di quattrocento dollari, e questo deve essere stato il record sherpa per un anno di lavoro. Ora guadagna molte volte di più e ha così assunto l’obbligo di aiutare altri sherpa. La maggior parte degli alpinisti sherpa nel fiore degli anni ha una vita difficile, perché pochi di loro risparmiano.


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