Sul sito della BBC si parla di John Miller, un sacerdote che nel 1783 anticipò l’idea dei buchi neri.
Nato nel 1724, studiò all’Università di Cambridge, la stessa dove prima studiò e poi insegnò Isaac Newton.
Nel 1750 pubblicò un articolo sul magnetismo, introducendo almeno una legge completamente nuova – la “legge del quadrato inverso” – che favorì l’applicazione dei magneti nella navigazione. Nel 1760 pubblicò un articolo sulla meccanica dei terremoti, descrivendo gli strati strati della Terra che oggi sono noti come “crosta” e dimostrando come i terremoti si muovano attraverso questi strati sotto forma di onde. Mostrò anche un modo per stimare l’epicentro e il fuoco del catastrofico terremoto di Lisbona del 1755 ed esplorò l’idea che i terremoti sottomarini potessero causare tsunami.
Michell lavorò a una bilancia di torsione, un dispositivo che gli avrebbe permesso di stimare la densità del pianeta Terra attraverso la misurazione dell’attrazione gravitazionale tra pesi di piombo. Morì prima di poter utilizzare il dispositivo, ma dopo la sua morte questo passò a Cavendish che condusse il suo famoso esperimento nel 1797. E si prese la fama.
Essendo permeato delle idee newtoniane, che consideravano la luce come corpuscoli di materia con massa, Michel ipotizzò che una stella sufficientemente massiccia, circa 500 volte il Sole, avrebbe avuto una forza gravitazionale tale da impedire ai corpuscoli di luce di abbandonare la stella stessa, pressappoco quello che sappiamo oggi dei buchi neri. Ipotizzò anche che l’intensa gravità avrebbe rallentato la velocità di questi corpuscoli mentre oggi sappiamo che, nel vuoto, tale velocità non cambia.
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