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La storia antica del tunnel sotto la Manica

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Un articolo di Peter Keeling pubblicato su The Public Domain Review ripercorre la storia di un sogno che precede di oltre un secolo la sua effettiva realizzazione: collegare la Gran Bretagna alla Francia con un tunnel sottomarino. 
La Manica è una delle traversate marine meno confortevoli al mondo. La sua larghezza minima, nello Stretto di Dover, è di soli venti miglia, ma per chi tenta la traversata le correnti, le maree e la nebbia rendono il viaggio turbolento e pericoloso. Per secoli, la Manica è stata il baluardo della Gran Bretagna contro le invasioni straniere.

Nel XIX secolo, con l’era industriale e l’aumento del commercio, si iniziò a considerare la possibilità di un collegamento fisso tra la Gran Bretagna e il continente europeo. Ingegneri e stati si interrogarono sulla fattibilità di un tunnel che collegasse le reti stradali e ferroviarie dei due paesi.

La proposta di un collegamento fisso non riguardava solo l’ingegneria e la geologia. Era strettamente legata al modo in cui i britannici intendevano le relazioni internazionali e il proprio ruolo in Europa. Da un lato, c’erano coloro che credevano in un liberalismo europeo condiviso, basato sulla comunicazione internazionale e sul libero scambio. Dall’altro, vi erano britannici più pessimisti e diffidenti, che vedevano l’Europa come un luogo di tensioni diplomatiche, militari e imperiali.

L’idea di un tunnel sotto la Manica suscitava sia la speranza cosmopolita che il panico isolazionista. Sebbene il tunnel non sia stato realizzato fino a molto tempo dopo, la sua storia offre ancora riflessioni interessanti sulla politica e la visione del mondo di quei tempi.

Nel 1802, durante una pausa delle guerre napoleoniche, un ingegnere minerario francese altrimenti sconosciuto di nome Albert Mathieu propose quello che si pensa sia il primo piano per aggirare la Manica. Immaginò un tunnel ventilato da enormi camini di ferro, sporgenti sul mare, così come un'”isola internazionale” artificiale, una stazione di trasmissione (per consentire alle carrozze di cambiare i cavalli) e un porto sul banco di sabbia di Varne nel punto centrale dello Stretto. I piani furono esposti in modo prominente alla scuola francese delle miniere e nella legislatura, dove Napoleone Bonaparte presumibilmente li vide per la prima volta. Bonapate lo portò all’attenzione del politico dell’opposizione britannica Charles James Fox, che si dice abbia reagito con entusiasmo. Tuttavia, il progetto fu abbandonato con il ritorno della guerra.


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