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Arstechnica pubblica un estratto dal capitolo 11 del libro REENTRY: SpaceX, Elon Musk and the Reusable Rockets that Launched a Second Space Age di Eric Berger. Il libro è stato pubblicato il 24 settembre scorso. L’estratto descrive un incontro fatidico di 10 anni fa presso la sede centrale della NASA a Washington, DC, dove i leader dell’agenzia spaziale si incontrarono per decidere a quali aziende avrebbero dovuto essere assegnati miliardi di dollari per lanciare gli astronauti in orbita.

Nel 2014, la competizione per il programma Commercial Crew della NASA era tra tre aziende: Boeing, SpaceX e Sierra Nevada Corporation. Boeing era considerata l’azienda con più esperienza, mentre SpaceX aveva già costruito una capsula, Crew Dragon. Sierra Nevada Corporation, invece, proponeva un velivolo spaziale chiamato Dream Chaser. Una azienda avrebbero vinto l’appalto e i finanziamenti miliardari.

Elon Musk presentò la sua Crew Dragon con un evento spettacolare, sottolineando che la capsula poteva atterrare con precisione ovunque sulla Terra grazie ai potenti propulsori SuperDraco.

A few weeks later I had an interview with John Elbon, a long-time engineer at Boeing who managed the company’s commercial program. As we talked, he tut-tutted SpaceX’s performance to date, noting its handful of Falcon 9 launches a year and inability to fly at a higher cadence. As for Musk’s little Dragon event, Elbon was dismissive.

“We go for substance,” Elbon told me. “Not pizzazz.”

[I fatti invece smentiranno Elbon, SpaceX ha una cadenza di lanci impressionante mentre Boeing è in forti ritardi.]

Ad una prima valutazione la Sierra Nevada Corporation fu eliminata, punteggio complessivo troppo basso e costi troppo alti. Rimasero Boeing e SpaceX

I membri del comitato di valutazione esaminarono le due aziende in base a tre fattori. Il primo era il costo e qui vinse nettamente SpaceX con 2.6 miliardi di dollari contro i 4.6 di Boeing. Il secondo, idoneità della missione, valutava se un’azienda potesse soddisfare i requisiti della NASA e trasportare effettivamente l’equipaggio in sicurezza da e verso la stazione. Per questa categoria, Boeing ricevette una valutazione “eccellente”, superiore a quella di SpaceX “molto buona”. Il terzo fattore, performance passate, valutava il lavoro recente di un’azienda. Boeing ricevette una valutazione “molto alta”, mentre SpaceX ricevette una valutazione “alta”. Sebbene questo faccia sembrare che le offerte fossero relativamente equilibrate, Phil McAlister, all’epoca direttore dei voli spaziali commerciali della NASA, disse che le differenze di punteggio nell’idoneità della missione e nelle prestazioni passate erano, in effetti, modeste. Era un po’ come i voti a scuola. SpaceX ottenne qualcosa come 88 e ha ottenuto una B; mentre Boeing ottenne 91 e ha ottenuto una A.

Iniziarono quindi le lunghe discussioni per la scelta fra i due contendenti. La maggior parte del comitato propendeva ad assegnare i fondi alla Boeing ma alla fine McAlister riuscì ad avere più finanziamenti e ad assegnare un contratto ad entrambi i contendenti nella convinzione che una concorrenza fra i due avrebbe portato a risultati migliori.

E veniamo alla debacle di Boeing, con articoli già segnalati in queste pagine sempre su Arstechnica.

Il seguente articolo parla della difficoltà di Boeing di guadagnare con contratti a importo fisso:

Boeing says it can’t make money with fixed-price contracts

Qui invece si parla di costi, Starliner costerebbe il doppio di Crew Dragon o quasi secondo le cifre esposte sopra.

Boeing’s Starliner has cost at least twice as much as SpaceX’s Crew Dragon

Qui invece si difende la decisione di scegliere Boeing solo che sembra improbabile che riuscirà a fornire i sei voli promessi prima del ritiro della ISS

NASA’s Starliner decision was the right one, but it’s a crushing blow for Boeing
It’s unlikely Boeing can fly all six of its Starliner missions before retirement of the ISS in 2030.

Qui invece delle inefficienze di Boeing

The surprise is not that Boeing lost commercial crew but that it finished at all
“The structural inefficiency was a huge deal.”

 

 


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