Una campagna pubblicitaria di Trainline ha suscitato un dibattito interessante sulla relazione tra natura urbana e paesaggi incontaminati, come spiega un articolo uscito su RivistaSherwood.it.
Il messaggio pubblicitario, che critica indirettamente il celebre “Bosco Verticale” di Milano, suggerisce che i veri boschi non sono quelli costruiti artificialmente sui palazzi, ma quelli estesi e autentici, visibili dal finestrino di un treno.
Il riferimento critico/ironico all’opera di Boeri è evidente e l’invito è abbastanza esplicito: abbandonare la grigia città, con la sua natura finta, sviluppata in verticale sui palazzi, per viaggiare ed esplorare così l’autenticità di ciò che c’è si può trovare nel territorio a portata di treno, in una “dimensione orizzontale”. Lettura confermata da Leah Knighton, Brand Director International di Trainline, che ha dichiarato: “La campagna rappresenta un’opportunità per mostrare quanto sia semplice raggiungere la natura autentica grazie al treno, trasformando il viaggio in un’esperienza più consapevole e appagante”.
Se da un lato questa narrazione invita a riscoprire la bellezza della natura, dall’altro rischia di rafforzare una visione ormai sorpassata che contrappone la città alla campagna, visione che secondo l’articolo presenta alcune criticità e solleva qualche dubbio.
Il primo è il dualismo forzato città/campagna, francamente un po’ anacronistico.
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Il secondo è l’idea di natura incontaminata, anch’essa evidentemente forzata e per molti versi rischiosa, che traspare dalla pubblicità.
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Il terzo è la tendenza, sempre più evidente, a trasformare alberi e foreste in elementi centrali delle campagne di marketing o di narrazioni oggi molto di moda.
Oggi, infatti, si cerca di integrare sempre più gli spazi verdi all’interno del contesto urbano, anziché relegarli a un luogo esterno da raggiungere occasionalmente.
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