In tutta l’Europa Occidentale, come racconta SwissInfo, da decenni gli orfanotrofi sono semivuoti per cui le coppie che volevano adottare sin dagli anni settanta del secolo scorso si son rivolte all’estero con l’adozione internazionale.
La mancanza di controlli efficaci ha portato però a numerosi abusi, spesso sistematici. In Svizzera diverse organizzazioni che si occupavano dei diritti dell’infanzia avevano richiesto una moratoria delle adozioni internazionali che tuttavia erano già in drastico calo dopo una legge del 2002.
“Le dimensioni del fenomeno degli abusi sono scioccanti”, ha ammesso il consigliere federale Beat Jans nel corso di una conferenza stampa a Berna. Nel Consiglio Federale (il governo svizzero) si è discusso quale fosse metodo il metodo migliore per combattere gli abusi. Le alternative erano irrigidire ancora di più le leggi sulla adozione internazionale aumentando i controlli – con la consapevolezza che anche in tal caso non si avrebbe assoluta certezza della legalità – o la rinuncia definitiva. Questa seconda opzione è stata quella prescelta dal Consiglio Federale in quanto considerata più efficace perché oltre a facilitare il controllo della legalità, essa tutelerebbe nel migliore dei modi i bambini. Non bisogna dimenticare – ha sottolineato Jans – “…che l’adozione a livello giuridico è una misura di protezione dei bambini. Il loro benessere è prioritario rispetto al desiderio di avere un figlio”.
Una decisione che ha scandalizzato alcune organizzazioni cattoliche, il quotidiano Avvenire ha parlato di una decisione basata solo sulla volontà di risparmiare: vietare le adozioni internazionali solo per evitare di impegnarsi sui controlli rappresenterebbe una resa, non certo una scelta di civiltà.
Anche i Paesi Bassi con una decisione presa nel 2021 e ribadita nel 2024 avevano sospeso le adozioni internazionali e Francia, Belgio e Norvegia stanno pensando a misure simili.


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