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Cosa ci insegna il disastro economico di Salt Bae sulla ristorazione contemporanea?

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L’articolo di Dissapore dal titolo “Cosa ci insegna il disastro economico di Salt Bae sulla ristorazione contemporanea?” analizza il declino economico dell’impero di Salt Bae, mostrando come il modello di ristorazione basato su ostentazione, prezzi esorbitanti e viralità social non sia sostenibile nel lungo periodo.

Salt Bae, nome d’arte di Nusret Gökçe, ha costruito la sua fama grazie a un gesto scenografico (il sale fatto cadere dall’avambraccio) diventato virale sui social. Da lì ha aperto una catena di steakhouse di lusso, caratterizzate da piatti pacchiani come bistecche ricoperte d’oro e conti astronomici.

Per un po’ ha funzionato: il brand viveva di ostentazione, di piatti dorati e di celebrità sedute ai tavoli. Ma quel tipo di successo, fondato soprattutto sull’onda dei social, si è rivelato fragile. I numeri hanno iniziato a scricchiolare: perdite pesanti a Londra, dove il ristorante Nusr-Et, aperto nel 2021 a Knightsbridge, ha registrato nel 2024 una perdita netta di 5,5 milioni di sterline, e chiusure negli Stati Uniti, nei quali dei sette ristoranti inizialmente aperti restano solo quelli di New York Midtown e Miami, e l’attenzione mediatica che non si traduce più in solidità economica.

I clienti venivano per vedere il meme dal vivo, e gli scontrini folli con bistecche Tomahawk da £630, Wagyu striploin da £680, o baklava con foglia d’oro da £50, sembravano essere l’unico ricordo che i clienti si portavano a casa.

Nonostante il declino globale, Salt Bae ha inaugurato nel 2025 il suo primo ristorante a Milano, con grande clamore mediatico e la presenza di celebrità e figure istituzionali quali il Presidente del Senato LaRussa e la ministra Santanché. Tuttavia, l’articolo sottolinea come questo entusiasmo locale non cancelli i problemi strutturali del suo modello: infatti la viralità può garantire visibilità immediata, ma non assicura solidità economica; un’offerta basata solo sull’ostentazione e sul lusso sfrenato non fidelizza i clienti; i consumatori cercano qualità, coerenza e valore reale, non solo spettacolo; legare un’impresa alla figura di un singolo influencer può essere pericoloso: quando il personaggio perde appeal, anche il business crolla.

In sostanza, in sostanza, il caso Salt Bae è un monito per la ristorazione: la viralità è un acceleratore, non una fondamenta. Se l’offerta è solo spettacolo e prezzi esagerati, senza sostanza gastronomica adeguata, prima o poi la bolla scoppia.

Ma se doveste essere ancora tentati di provare l’esperienza gastronomica di uno dei ristoranti di Salt Bae, almeno prima leggete la ponderata e riflessiva recensione che Antonio Cassano ha fatto di uno dei ristoranti del fenomeno social.

“In inglese ci hanno chiesto come ci siamo trovati. Gli ho risposto “benissimo, non ci rivedremo mai più!“”


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