Su segnalazione di @frapede.
Ho sempre pensato che per essere un buon portiere, bisogna saper apprezzare la solitudine. E non è il solito refrain sul solipsismo dell’ultimo uomo, ma proprio una condizione imprescindibile. Oggi, a distanza di tempo, continuo ad esserne sempre più convinto. Non solo, ma credo che la solitudine del portiere sia una condizione privilegiata: è l’unico individuo sul campo ad essere contemporaneamente giocatore e spettatore, l’unico a vedere l’azione nascere, crescere e spegnersi.
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