A cura di @Giulio Cesare.
Al giorno d’oggi si inizia a fare figli sempre più tardi, l’età media dei neo genitori in Italia supera i trent’anni, ma queste scelte riproduttive, spesso dettate dalle necessità economiche, possono avere conseguenze negative per i nascituri.
E’ noto il caso della sindrome di Down, dove all’aumentare dell’età della madre cresce enormemente il rischio per il bambino: se la madre ha 25 anni solo 1 bambino su 1.400 ha tale sindrome, mentre se la madre ha 45 anni è affetto da questa sindrome ben 1 bambino su 30. Più in generale con l’età della madre aumenta il rischio di anomalie cromosomiche.
Ma quello che forse sorprenderà molti è che anche l’età del padre aumenta i rischi per la salute del nascituro, una ricerca apparsa sulla rivista Bipolar Disorders parla di un rischio di disturbo bipolare tre volte superiore nei bambini nati da padri ultracinquantenni rispetto ai figli di padri che li hanno concepiti tra i 30 e i 34 anni, dal secondo studio, pubblicato su Jama Psychiatry, risulta che i figli nati da padri tra i 45 e i 50 anni hanno un rischio quasi 25 volte maggiore di disturbo bipolare rispetto a quelli con padri molto giovani (tra i 20 e i 24 anni), un rischio tredici volte maggiore di disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività; tre volte e mezzo maggiore di autismo e poco meno di problemi di uso di droghe e scarsi risultati scolastici.
L’età paterna avanzata sarebbe associata anche a una maggiore incidenza di difetti congeniti per esempio anomalie cardiache, difetti dell’apparato muscoloscheletrico, a carico della trachea e dell’esofago. Rileggendo la letteratura scientifica i ricercatori hanno valutato che a partire dai 25 anni dei padri il rischio di avere figli schizofrenici aumenta in maniera significativa ogni 5 anni, con valori più alti a partire dai 45.
I meccanismi molecolari che sottostanno all’associazione età paterna-difetti nei figli non sono ancora stati svelati, anche se, dicono i biologi molecolari della Georgetown, qualcosa si comincia a comprendere. Per esempio che l’età paterna sarebbe correlata nei mammiferi (i ricercatori hanno visionato anche studi condotti su animali da laboratorio) a processi anomali di metilazione del Dna. Ovvero al legame di gruppi metilici, -CH3, alla struttura dei Dna: un fenomeno, questo, che è in grado di modificare la corretta trascrizione, e quindi la giusta espressione, di alcuni geni cruciali per lo sviluppo del feto.
Immagine tratta da MaxPixel.
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