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Anoressia: un adattamento evolutivo? [EN+IT]

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A cura di @lawrencehg e col contributo di @mambombuti.

Un articolo apparso su Le Scienze illustra i risultati di una ricerca condotta dal Brain Consortium e pubblicata su Science, secondo cui esisterebbe una base genetica per diversi disturbi mentali, quali il disturbo ossessivo-compulsivo, la schizofrenia e l’anoressia nervosa. La possibilità di una base genetica dell’anoressia nervosa è stata indagata anche da un altro team di ricerca, che ha identificato tra i possibili candidati nel cromosoma 12 la sede di questo disordine.

Come mostrano due articoli, uno dell’American Psychological Association e l’altro di Psychology Today, l’ipotesi che l’anoressia nervosa possa essere dovuta a un adattamento evolutivo in risposta a condizioni di carestia era già stata avanzata in passato. Infatti, in un esperimento famoso col nome di Minnesota Starvation Experiment e risalente alla metà degli anni quaranta, il fisiologo Ancel Keys sottopose a un periodo di forte restrizione calorica (che potesse mimare le condizioni di inedia che l’Europa stava sperimentando in quel periodo), seguito da uno di alimentazione incontrollata. Nel corso del primo periodo i volontari mostrarono alcuni dei sintomi tipici dell’anoressia – depressione, dismorfia corporea, irritabilità, ritualità, calo del desiderio sessuale, perdita del normale senso di sazietà ed estrema preoccupazione ed ossessione per il cibo (alcuni iniziarono a collezionare libri di ricette) – che poi scomparvero durante il periodo di rialimentazione, nel quale alcuni soggetti arrivarono a consumare oltre 5000 calorie al giorno. Meccanismi molto simili sono stati evidenziati anche in alcuni studi sui ratti e potrebbero essere coinvolti in particolari cambiamenti endocrini evidenziati nei csai di anoressia nervosa, dove a segnali di sazietà si mescolano segnali di fame.

Oltre a permettere di spiegare la correlazione che si rileva tra anoressia nervosa e particolari tratti caratteriali e comportamentali, quali perfezionismo o DDD , risultati di questi studi permettono di fare luce sulla diversa incidenza dell’anoressia nervosa tra gruppi umani e hanno ovviamente importanti ricadute per il trattamento del disturbo, come spiega WebMD:

“The long-term goal is to identify those aspects of brain-related function that influence development, behavior, and personality, and help us refine the search for potentially more effective pharmacotherapies,” says Michael Strober, MD, professor of psychiatry at the David Geffen School of Medicine at the University of California, Los Angeles. He is also director of the Eating Disorders Program at the Lynda and Stewart Resnick Neuropsychiatric Hospital at UCLA.
But while new medicines may help, Strober is quick to say he doubts anorexia and bulimia will ever be treated solely with medication. “More effective new medications will be important, but a combination of approaches is essential. The importance of psychotherapy should never be minimized.”

Immagine da pixabay.


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