A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Left ripropone un’intervista del marzo scorso alla poetessa cilena Carmen Yáñez, compagna dello scrittore Luis Sepúlveda.
Cosa la impressiona di più dei fenomeni migratori di oggi? In queste mie poesie rifletto sui migranti che arrivano o tentano di arrivare in Europa. Gente che ha fame, sete, e che fugge dalla morte, dalla guerra, in definitiva dall’odio. Nel libro rifletto sulle diseguaglianze che costringono gli esseri umani a decidere di emigrare perché è l’unica possibilità di salvezza. E cosa incontrano? Odio, diffidenza, avversità di ogni tipo, vengono respinte da questa parte di mondo che pure sa benissimo cosa significhi emigrare per gli stessi motivi. Uno degli argomenti più utilizzati per rifiutare l’accoglienza è che si tratti di emigrazioni di carattere economico. In realtà anche il rifugiato economico è un rifugiato politico per la mancanza di opportunità, per l’impossibilità di vivere dignitosamente nel proprio Paese. In questo momento storico, in Spagna, se ne sono andati all’estero tanti giovani, molto preparati, cercando le opportunità che qua non trovano più perché non c’è lavoro. Dove vivo io, nelle Asturie, la disoccupazione tra i giovani è al 50%. E chi resta finisce con l’essere ingannato dai discorsi xenofobi che indicano nell’immigrato la causa della disoccupazione. Purtroppo in Europa il razzismo è addirittura arrivato al governo in alcuni Paesi.
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